ANGELA BALDI
Cronaca

La replica dell’esperta Galoppi: "Ho ridato dignità alla Madonna"

La restauratrice: "Ho presentato il progetto alla Soprintendenza e al Maec: nessuno l’ha mai ha contestato". La replica secca al cortonese: "Attesti? Non mi mai ha cercato: ho fatto studi approfonditi, non lavoro a caso". .

"Il restauro è un atto critico e io mi sono posta criticamente al dipinto e in accordo con la curatrice della mostra ho voluto restituire dignità all’opera peraltro proveniente da una collezione privata e reduce da due restauri addirittura con la soda, in passato". Risponde così Daniela Galoppi, la restauratrice del dipinto "Madonna con bambino" attribuito a Bartolomeo della Gatta. Un intervento definito "arbitratio dal vicesindaco di Cortona Francesco Attesti. Un j’accuse diretto al quale Galoppi replica con altrettanza forza: "Attesti non mi ha mai cercato e non so chi sia. Per il restauro sono stata contattata dalla dottoressa Nicoletta Baldini, curatrice della mostra americana, ho fatto le mie analisi preliminari, ho presentato il mio progetto alla sovrintendenza e al Maec prima di cominciare i lavori. Nessuno mi ha contestato niente, nè prima nè dopo. Sono una studiosa e una storica dell’arte e non ho mai operato a caso. Ho utilizzato esami con la lampada agli ultravioletti e con il microscopio recuperando residui di colori originali". È il caso del colore verde sul risvolto del manto della Madonna riportato allo splendore originario.

Daniela Galoppi è una delle restauratrici più note e stimate ad Arezzo. Nel suo curriculum c’è anche il restauro del Crocifisso di Cimabue conservato nella chiesa di San Domenico e il lavoro di recupero su numerose opere del Vasari. Galoppi torna sull’origine dell’intervento sull’opera finita al centro della querelle.

"Mi ha contatto la dottoressa Nicoletta Baldini che cura la mostra negli Stati Uniti – va avanti Galoppi - la Soprintendenza ha determinato lo stato di conservazione, io ho mandato il progetto di restauro. Il restauro è avvenuto al Maec di Cortona, mi sono occupata anche di altre opere che sono in Oklahoma. Ho fatto una serie di indagini sui precedenti restauri, visionato la relativa documentazione fotografica. Tra questi il restauro di Carlo Guido del 1972. Ho trovato poi una foto nell’Archivio delle gallerie fiorentine in cui il quadro aveva già avuto un intervento: c’erano gli occhi ma il dipinto era stato pulito con la soda negli anni ‘50". Le fasi del suo lavoro hanno reso necessarie "fermature su dei sollevamenti di colore, per far aderire lo strato pittorico".

La restauratrice racconta con dovizia di particolari: "Ho analizzato l’opera da ogni punto di vista; tra l’altro il quadro non è attribuito a Bartolomeo della Gatta ma a Della GattaMatteo Lappoli o ambito Della Gatta: visto lo stato di conservazione dell’opera era difficile un’attribuzione precisa come indica il cartellino dell’Accademia Etrusca".