La politica aretina dal 1946 ad oggi. Sei sindaci messi a confronto. Viaggio nella storia con Repek

Appuntamento questa mattina nell’aula magna del liceo scientifico Redi per l’incontro con gli studenti

La politica aretina dal 1946 ad oggi. Sei sindaci messi a confronto. Viaggio nella storia con Repek

La politica aretina dal 1946 ad oggi. Sei sindaci messi a confronto. Viaggio nella storia con Repek

di Gaia Papi

AREZZO

"La storia della politica aretina dal 1946 ad oggi". E’ questo il tema dell’incontro che questa mattina la Scuola di educazione civica porterà nell’aula magna del liceo Scientifico Redi. A parlare agli studenti il giornalista Claudio Repek. "Proverò a raccontare una storia, quella di sei sindaci, attraverso le loro caratteristiche politiche".

Una lezione che prende spunto dal suo ultimo libro "Ombre Rosse".

"Scritto per la necessità di ricostruire anni significativi, tra il 1985 e il 2020, di cui c’è pericolo di perdita".

L’incontro con gli studenti fa un ulteriore passo indietro nella storia, partendo dal 1946…

"È difficile parlare a generazioni così lontane di cui è complicato conoscere sogni e dinamiche. Per questo farò quello che faccio da anni, raccontare storie. Quelle dei sei sindaci che in questi anni si sono succeduti. Parlerò delle coalizioni che si sono alternate. In 20 anni la vita politica aretina, così come quella nazionale, è stata frenetica. Da Ducci il sindaco più longevo, in carica per 23 anni nel periodo del boom economico degli anni ‘90. Poi il primo centro sinistra: Vannucci dal ‘90 al ‘95 e poi Ricci fino al ‘99. Anno in cui inizia la fase sperimentale del centrodestra con Lucherini, il sindaco delle svolte che ha interrotto il lungo percorso delle giunte di sinistra fino al 2006. E il ritorno di Fanfani e infine dal 2015 ad oggi Ghinelli".

Su cos’altro si concentrerà? "Vorrei analizzare i denominatori comuni. Ad esempio sono stati tutti maschi, nonostante donne di rilievo ci abbiano provato e non erano certo candidate di bandiera. E poi l’età, tutti non proprio giovani, appartenenti ad un ceto sociale medio alto, tutti liberi professionisti".

Quindi elementi di assenza… "Donne, giovani, nessuna espressione di ceti popolari ed espressione di leadership diffusa, tutti hanno portato voti personali ai partiti".

Cosa altro caratterizza le varie amministrazioni?

"La diversa velocità del sistema politico rispetto al momento economico sociale. Metodi e visioni storicizzati, rispetto a società che correvano e corrono molto. La sconfitta del 1999 del centro sinistra è dipesa proprio da questo. La politica si è sempre più rinchiusa".

Una lezione davanti a giovanissimi.

"Se da una parte ne sono molto felice, dall’altra un po’ mi preoccupa. È una generazione lontana dalla politica. Ma cercherò di spiegare loro che se vogliono una società se la devono costruire, non la daremo noi".

La lontananza dal mondo della politica da cosa dipende?

"Le responsabilità vanno condivise. Le generazioni passate non hanno fatto molto per avvicinare i giovani. La carriera politica è diventata sempre più personale. E poi la nuova politica che si serve così tanto della nuova tecnologia comunicando per spot non aiuta i giovani ad immaginare un modo serio di fare politica fatta di ascolti e condivisioni. Oggi è una demolizione dell’avversario".