Il rapporto tra l’uomo e l’intelligenza artificiale è ancora impostato sulla diffidenza: per molti le macchine non devono pensare, ma solo eseguire compiti ripetitivi. Ma gli esperti e le imprese aretine sono coscienti che siamo di fronte a un processo di evoluzione non solo tecnica ma soprattutto culturale per cui servirà un cambio di mentalità. Già perché, come un essere umano, l’intelligenza artificiale è un sistema che apprende dalle esperienze che incontra, svolgendo compiti finora affidati a lavoratori in carne e ossa. Film e libri di fantascienza hanno descritto i robot come un qualcosa che un giorno potrebbe soggiogare l’umanità. Di sicuro faranno meno errori ma non avranno mai la creatività e la fantasia di un uomo o di una donna.
CronacaLa diffidenza e la rivoluzione da non subire