Alberto Pierini
Cronaca

La capitale del Natale: oltre 40mila arrivi, code infinite, scorte esaurite, locali pieni

Quasi 2000 ingressi tra Casa di Santa Claus e Lego, muro di folla ovunque. Fino a un’ora di fila per le attrazioni, caccia ai rifornimenti

La folla del mercatino

Arezzo, 21 novembre 2021 - «Ma l’ha assaggiata la nostra porchetta?»: Maicol Cerofolini si affaccia cordiale dal «tempio» degli Svizzeri, o se preferite del Bar Stefano. E’ probabilmente la prima volta che tra gli arredi eleganti ma austeri del locale campeggiano porchetta e lampredotto. Ma diventa l’immagine di una città che con elasticità comincia a prendere le misure con il turismo di massa.

E lo fa nel giorno della pazza folla. I mercatini di Natale non rimettono la puntina sullo stesso disco del 2019: la portano ancora più avanti. Una giornata da oltre quarantamila arrivi: non è la prima volta ma mai era successo nel giorno del debutto. «Pensavamo di avere tempo per completare l’illuminazione» dice incredulo Massimiliano Ricciarini, dalla casina del Prato più contesa. Non l’ha avuto.

Alle 10 pronti, via e panini a ritmo industriale. Sono arrivati con una porchetta, di corsa sono ripartiti a prendere la seconda. Oltre 400 panini poco dopo pranzo. A ridosso, allo stand dei fritti, veniva tagliato il traguardo dei 70 chili di olive ascolane «tritate». In piazza Grande, nel primo mercatino tirolese 2021 aperto in Italia, tovaglia in vista per la prima volta: i Brezel erano esauriti.

Da Isabella, l’«angelo moro» del mercatino, il pane era finito da tempo. Un fiume di arrivi: oltre quarantamila persone. Più in auto e in camper che non in pullman. Più famiglie che gruppi, attesi soprattutto dal prossimo weekend. «La maggioranza sono babbo, mamma e figli di circa 10 anni» ci conferma dal Continentale Marcello Comanducci, sfoggiando nella hall il tabellone delle chiavi vuote. E non solo di sabato.

Perché venerdì l’occupazione era arrivata all’85%. E sta crescendo quella della domenica. «Arrivano, passano tutto il giorno nel percorso e ripartono la mattina dopo». Turismo di massa o almeno di folla. Le prime avvisaglie dalla mattina, quando pure ancora vedevi il colore del mattonato di piazza Grande. Ma dall’ora di pranzo è il delirio. Un delirio a due velocità.

L’afflusso al mercatino di San Jacopo e Risorgimento è discreto ma tra la città alta, anzi altissima, dal Canto de’ Bacci in su, e quella media sembrano due pagine diverse del calendario. La febbre ruota attorno ai banchi tirolesi, miele per gli «orsi» in arrivo da mezza Italia, ma soprattutto da Roma. Roma si rovescia qui in forze, gli «aho» e «annamo» stracciano per un giorno le calate aretine.

Piazza Grande parte prima ma il Prato va di rincorsa: un muro di gente, le casine dei regali e del «mangia e bevi« assalite. Anche questo nel giorno iniziale un unicum rispetto alle altre edizioni. All’inaugurazione delle 16.30 c’è il mondo: e la coreografia della ballerina volante è efficace, tra chi la segue dalla ruota panoramica (in quel momento al tutto esaurito) e chi dal prato, dove la protagonista con il cuscino delle inaugurazioni arriva a sfiorare il sindaco Alessandro Ghinelli.

«Una giornata di festa, un divertimento sano» commenta il primo cittadino. Intorno la giunta al completo, in testa l’assessore e presidente della Fondazione Simone Chierici, per un giorno euforico sotto il classico velo di cinismo, e tutte le autorità. «No, non mi sono pentita di aver dato l’ok» esclama divertita il Prefetto Maddalena De Luca, alla quale si deve molto di questa ripartenza. «La sicurezza è garantita».

Sotto un cappotto spigato gongola il direttore della Confcommercio Franco Marinoni, regista del mercatino tirolese: l’altro ieri con lo stesso cappotto era a Firenze in via Tornabuoni all’accensione delle luci, per una volta il confronto con Arezzo è disarmante ma a nostro favore. Merito della Fondazione, per una volta in prima fila anche il direttore Rodolfo Ademollo, tradizionale «uomo nell’ombra».

Arezzo punta tutto sulla città di Natale e vince, fino a dieci volte la posta. Tra Villaggio della Lego e Casa di Babbo Natale siamo a quasi 2000 ingressi: code da una parte fino alle scale della Cattedrale, dall’altra fino all’ultimo ristorante delle Logge. Nel mezzo una città che si fa trovare meno impreparata di due anni fa, quando ristoranti e bar andarono in tilt. Aumenti di personale, strutture esterne per sfruttare un inverno ancora tiepido, rifornimenti rafforzati.

Nei bar vedi cabaret strapiene, nei ristoranti i turni a tavola si moltiplicano come gli arrivi. Lavorano gli artigiani di Guido Monaco: i negozi non stanno a guardare. Se ne aprono perfino di nuovi, in perfetta coincidenza con la città delle feste. «Che bella giornata» esclama una bambina come Checco Zalone ma stavolta in perfetto romanesco. La mamma se la guarda: e di colpo il mal di piedi si scioglie tra le luci sgargianti delle pareti di piazza Grande.