
Emanuele Nocentini, per tutti Cacomarro, è nato con la passione del tamburo
Emanuele Nocentini, per tutti Cacomarro, è nato con la passione del tamburo e della Giostra del Saracino e adesso porta avanti una scuola di tamburini al quartiere di Porta Sant’Andrea che in pochissimo tempo ha aggregato oltre venti ragazzi ed anche una decina di ragazze, che a passione ed orecchio per la musica non sono certo da meno dei "colleghi" maschi.
Come è nata la passione per il tamburo?
"Fin da piccolo mi piaceva suonare, magari nei fustini del detersivo con bacchette improvvisate. Ho iniziato così, come tanti bambini. Una passione che poi crescendo ho coltivato anno dopo anno, riuscendo a diventare tamburino di Porta Sant’Andrea nel 1997. Nel ‘99 sono entrato nel gruppo Musici e ci sono rimasto per 19 anni. La passione per la Giostra mi è stata trasmessa invece dalla mia famiglia, mia mamma aveva un negozio da parrucchiera in piazza san Giusto ed io mi incantavo a veder passare Martino Gianni e Franco Ricci. Allora la Giostra si viveva solo i quindici giorni prima della manifestazione".
Di chi è stata l’idea di creare una scuola per tamburini al quartiere?
"E’ stata un’intuizione di Gianni Sarrini, che mi ha invitato nel 2016 a seguire i tamburini del quartiere visto lo scarso livello che c’era. Da lì anno dopo anno sono arrivati sempre più giovani, desiderosi di diventare tamburini del quartiere. Un ruolo se vuoi più leggero e meno faticoso, rispetto a quello dell’armigero o del balestriere, ma di grande importanza e responsabilità in quanto scandisce il passo di tutti gli armati del quartiere".
E adesso quanti giovani ci sono a seguire le lezioni con tamburo e bacchette?
"Sono 24 maschi e una decina di femmine. E questa è una sfida che ho voluto lanciare io per dimostrare che oggi le donne in Giostra possono avere altri ruoli oltre a quello da damigella. Ed hanno risposto davvero in tante. Io non sono un maestro di musica, non seguo gli spartiti. Insegno ad orecchio, aiutando chi ha questa dote a tirarla fuori".
E il prossimo obiettivo?
"Mi piace portare avanti questa scuola per tamburini e finché avrò tempo lo farò, cercando anche però di preparare altri che in futuro possano prendere il mio posto. Il sogno più grande è però quello di vedere una ragazza vestirsi da tamburino del quartiere, sarebbe una grande soddisfazione. Lo scorso anno per il Te Deum della vittoria dovevano essere loro a suonare i tamburi. Il maltempo ha annullato tutto. Ed è un peccato perché queste ragazze ci tenevano tanto. E comunque sono contento perché con questa scuola di tamburo siamo riusciti a fare davvero gruppo con tanti giovani che hanno voglia di stare insieme e di passare un’ora insieme, di sfogo e spensieratezza. E questo in fondo è quello che conta".