
Un gruppo di operai di Tca, l’azienda di raffinazione metalli preziosi che ha sede a Castelluccio
Marco Manneschi, avvocato con una lunga esperienza nel diritto amministrativo e civile, è presidente di Tca, azienda leader nel recupero e nella raffinazione dei metalli preziosi. Da Arezzo gestisce una realtà internazionale, all’avanguardia nell’economia circolare: le raffinerie aretine, nel complesso, sono in grado di recuperare oltre 130 tonnellate di oro, oltre il 10% a livello mondiale e il 4% di quello che viene estratto dalle miniere attive nel pianeta.
Manneschi, la decisione degli Stati Uniti di imporre dazi del 39% sull’oro proveniente dalla Svizzera aveva scosso i mercati, poi la precisazione di Trump ha dissipato le ombre. Perché questa mossa sarebbe stata rilevante anche per il nostro distretto orafo?
"Perché la Svizzera non è soltanto un grande hub di raffinazione dell’oro, ma anche un punto di passaggio strategico per il metallo. In molti casi, l’oro importato dagli Usa o da altri Paesi viene lavorato in Svizzera e successivamente esportato in Italia. Questo potrebbe generare aumento del costo della materia prima per gli operatori Italiani, che già combattono con i dazi, con un prezzo già alto e con situazioni geopolitiche sfavorevoli".
Quindi anche se il provvedimento non era diretto all’Italia, poteva avere ricadute locali?
"Esatto. È un effetto indiretto ma concreto che per fortuna il presidente statunitense ha voluto smentire. I costi sarebbero aumentati lungo tutta la filiera e questo significa margini più stretti per le aziende, soprattutto quelle medio-piccole che già devono fronteggiare una congiuntura internazionale difficile. Non dimentichiamo che Arezzo è uno dei poli orafi più importanti d’Europa: qualsiasi movimento dei prezzi dell’oro ha ripercussioni quasi immediate sul nostro mercato".
Come stanno reagendo i mercati internazionali?
"Al momento prevale la cautela. Dopo l’annuncio, i prezzi dell’oro sono scesi sotto i 3380 dollari l’oncia, in parte perché gli investitori vogliono capire meglio come l’amministrazione Trump intenda applicare la misura".
Per le aziende orafe aretine cosa poteva cambiare concretamente?
"Cambia il costo della materia prima, innanzitutto. Poi ci sono i tempi: se i flussi commerciali si complicano, le forniture possono subire ritardi. In un settore dove la puntualità è fondamentale, anche pochi giorni di slittamento possono compromettere ordini e rapporti con i clienti. Infine, c’è un tema di volatilità: l’incertezza dei mercati può scoraggiare investimenti e piani di crescita. Bene che questo ennesimo ostacolo doganale sia stato stoppato da Trump".
Ci sono scenari alternativi per aggirare l’aumento dei costi?
"Le grandi aziende potrebbero diversificare le fonti di approvvigionamento, puntando su mercati che non passano per la Svizzera. Ma per molte realtà aretine non è così semplice: la catena di fornitura è consolidata da anni e cambiarla richiede tempo, investimenti e relazioni commerciali solide".
L’incontro previsto tra Trump e Putin il 15 agosto può avere un impatto?
"È presto per dirlo, ma ogni dialogo ad alto livello incide sulla percezione dei mercati. Se dovesse emergere un’intesa su questioni geopolitiche rilevanti, anche il prezzo dell’oro potrebbe stabilizzarsi. Tuttavia, la questione dei dazi è legata più a dinamiche interne Usa che a rapporti con la Russia".
Cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi?
"Un periodo di volatilità e di attenzione massima. Le aziende dovranno monitorare quotidianamente le quotazioni e valutare strategie di copertura".
f.d’a.