
SANSEPOLCRO
I castori che popolano la Valtiberina lungo il Tevere, a nord di Sansepolcro e anche l’Umbria sono finiti in Parlamento per una pura questione di natura ambientale. "Serve un’azione coordinata di rimozione e, più in generale, una strategia gestionale armonizzata e coerente, peraltro ampiamente condivisa nell’ambito della comunità scientifica, giustificata dalle capacità di spostamento e diffusione della specie e, soprattutto, dalle ricadute collettive che si avrebbero a seguito dell’insediamento della specie anche in una sola delle regioni interessate". E’ quanto ha sostenuto il sottosegretario all’Ambiente, Claudio Barbaro, rispondendo a un’interrogazione che Marco Simiani, del Pd, ha posto alla Camera, in commissione Ambiente. L’arrivo del castoro eurasiatico, comparso in Italia centrale, "risulta attribuibile ad immissioni di natura illegale, in quanto non autorizzate dalle autorità competenti e non adeguatamente pianificate", ovvero "non riconducibile a un processo di ricolonizzazione naturale, né a progetti di re-introduzione condotti", come previsto dalle norme vigenti in materia. E ora il dicastero vuol correre ai ripari. Tanto da invitare e sollecitare le due Regioni "a pianificare con la massima urgenza gli interventi gestionali da intraprendere". Azioni, ripete "necessarie e urgenti, in relazione ai gravi impatti che la specie verosimilmente produrrà a un ecosistema delicato come i corsi d’acqua, nonché alle specie e agli habitat ad essi collegati, anche di interesse comunitario. Se da un lato la presenza del castoro potrebbe avere anche alcune ricadute positive sugli habitat, dall’altro certamente l’alterazione del territorio, con particolare riguardo agli argini dei fiumi, non giova a regioni fragili come Umbria e Toscana".