ANGELA BALDI
Cronaca

Hajar, l’arbitra che dirigeva con il velo. “Ma non mi insultavano per quello, piuttosto perché donna”

Hajar Zougui della sezione di Arezzo ha diciannove anni, studia e lavora. “Spesso durante la partita sono stata discriminata in quanto donna”

Nel tondo Hajar Zougui giovane arbitra della Sezione Aia di Arezzo

Nel tondo Hajar Zougui giovane arbitra della Sezione Aia di Arezzo

Arezzo, 14 agosto 2025 – Si chiama Hajar Zougui ed è una giovane arbitra della Sezione Aia di Arezzo. Fino a poco tempo fa dirigeva giovanissimi e allievi indossando il velo. Diciannove anni, nata e cresciuta ad Arezzo, con genitori di origini marocchine, si è diplomata all’istituto Fossombroni e adesso lavora mentre studia all’Università di Firenze dove sta per iniziare il secondo anno di economia aziendale. Dopo aver seguito le lezioni del corso arbitri e superato brillantemente le due prove d’esame (quiz regolamentari e colloquio orale), ha anche sostenuto i test atletici necessari e nel 2024 ha iniziato ad arbitrare. E’ entrata in un mondo prevalentemente maschile e fino a quest’estate lo ha vissuto col velo in testa, fino alla scelta maturata da poco di levarlo.

Hajar perché hai deciso di scendere il campo col velo e come è maturata la scelta di abbandonarlo?

“Ho tolto il velo quest’estate per una decisione personale che non c’entra nulla con l’arbitraggio. Ma per un anno e mezzo ho diretto le partite indossandolo”.

Hai mai ricevuto commenti negativi per questa scelta?

“Non ho mai ricevuto commenti sul fatto che portassi il velo in campo. Semmai ho ricevuto insulti per il fatto di essere donna. Ci sono state invece persone che mi hanno espresso la loro stima per il fatto che arbitravo col velo. Mi hanno detto che avevo coraggio. Gli arbitri già di per sé vengono offesi molto e avere il velo mi avrebbe potuto far prendere di mira, invece non è mai successo”.

Religione a parte, cosa significa essere un arbitro donna in un ambiente prevalentemente maschile?

“Significa per me dimostrare che il sesso non conta e che l’impegno e la costanza possono fruire gli stessi risultati a entrambi i sessi”.

Ti sei mai sentita discriminata come donna?

“Molto spesso mi é capitato durante delle partite di essere discriminata in quanto donna perché evidentemente le persone non sono ancora abituate a vedere donne in questo ambito e partono con dei pregiudizi nei nostri confronti indipendentemente dalla bravura che dimostriamo in campo”.

C’è stato un momento in cui hai pensato di mollare?

“Una volta ho pensato di lasciare tutto, dopo una partita andata abbastanza male”.

Come hai reagito?

“Mi sono ripresa e ci ho ripensato perché fare l’arbitro é diventata una passione e sono intenta a migliorarmi sempre sperando di raggiungere grandi obiettivi”.

Com’è arbitrare i giovani?

“Dirigo giovanissimi e allievi, ragazzi anche adolescenti che hanno già un bel caratterino, e i genitori a volte sono peggio. E’ una bella palestra di vita”.

Consiglieresti questa strada ad altri ragazzi e ragazze?

“Certo, forma il carattere ed è divertente, l’ambiente è molto bello sparatutto la sezione di Arezzo, mi sono trovata benissimo con tutti. Mi è capitato di andare nelle scuole superiori insieme ad altri arbitri per promuovere questo corso, si fanno nuove amicizie e belle esperienze, si può cominciare dai 14 anni”.

Quali sono i tuoi progetti, i tuoi prossimi traguardi nel mondo dei fischietti?

“Il mio principale obiettivo per la prossima stagione é raggiungere la terza categoria. Sono sicura di riuscire a raggiungere i miei obiettivi con l’impegno, la dedizione e la costanza”.