
I rettori dei quartieri della Giostra
Arezzo, 23 agosto 2025 – Potrebbe arrivare già nell’edizione del 7 settembre la correzione del cartellone del Buratto, dopo che a giugno era emerso l’errore nelle misure: il braccio del 4 verticale e il 2 sottostante sono larghi 4,3 centimetri invece dei 4,7 previsti dal regolamento. Una differenza di appena quattro millimetri, ma sufficiente a incidere sull’esito di una carriera. Da un tempo imprecisato, almeno dall’inizio degli anni Duemila, il Saracino viene infatti corso con un bersaglio sbagliato, senza che nessuno se ne sia mai accorto. Ora però la questione non può più essere ignorata: la Consulta dei Quartieri, composta dai rettori, dovrebbe riunirsi nei prossimi giorni. All’ordine del giorno anche la valutazione sull’opportunità di intervenire subito, ristampando la targa in vista di settembre, oppure se rinviare il cambio al 2026 come ipotizzato dal consigliere delegato Paolo Bertini.
Mantenere lo stesso cartellone significherebbe avere la certezza di non rispettare il regolamento, per questo tra i rettori si sta facendo strada l’ipotesi di intervenire subito, ristampando i cartelloni con la misura corretta in tempo per la prossima sfida al Buratto. L’operazione non sarebbe complessa né costosa: basterebbe riprodurre i settori con le giuste proporzioni e ufficializzarne l’utilizzo. Il vero nodo è il tempo: settembre è alle porte, i giostratori si allenano da anni su un bersaglio leggermente ridotto e un cambiamento immediato potrebbe avere conseguenze sull’equilibrio delle carriere. C’è chi teme che introdurre un cartellone nuovo a poche settimane dalla Giostra crei incertezza e discussioni, chi invece ritiene doveroso restituire subito regolarità alla manifestazione. In ogni caso, l’anomalia non può più essere derubricata a semplice curiosità tecnica. La differenza tra un 3 e un 4, tra una vittoria e una sconfitta, può dipendere proprio da quei millimetri che oggi sappiamo non essere conformi al regolamento.
L’anomalia, rimasta nascosta per anni, sembra risalire al passaggio dalla stampa tradizionale al digitale, a cavallo tra la fine degli anni ’90 e l’inizio dei 2000. Da allora, nessuno – né le giurie, né i quartieri, né il Comune – aveva mai verificato con precisione le misure. La vicenda si è trasformata in un cortocircuito comunicativo: la notizia è emersa pubblicamente solo dopo la Giostra di giugno mentre l’errore era conosciuto (e rimasto nascosto) da mesi, alimentando inevitabili interrogativi sulle responsabilità di questo incomprensibile silenzio sull’errore di stampa. Adesso la questione è politica e tecnica insieme mentre per la Giostra di settembre resta aperto il bivio: lasciare tutto com’è e rimandare il cambio al 2026, oppure dare un segnale immediato di rigore tecnico: la Giostra, festa più identitaria e amata della città non può permettersi altre leggerezze.