Fimer, torna l’incubo: salta l’accordo Battaglia in tribunale e protesta fuori

La proprietà dell’azienda chiede la revoca del concordato e accusa Greybull Mc Laren: "Non accetta le condizioni"

Fimer, torna l’incubo: salta l’accordo  Battaglia in tribunale e protesta fuori

Fimer, torna l’incubo: salta l’accordo Battaglia in tribunale e protesta fuori

di Lucia Bigozzi

Dalla vetta al baratro in meno di un mese. I volti sono tesi e la rabbia sale davanti al tribunale dove il giudice delegato convoca la proprietà e il potenziale investitore nel tentativo di chiarire una vicenda che pareva risolta col sigillo della "salvezza" e ora è ripiombata nel punto più basso. Qui, sui gradini del palazzo di giustizia, all’inizio di maggio i lavoratori hanno alzato le mani al cielo, si sono abbracciati e hanno celebrato il rilancio dell’azienda, leader nel fotovoltaico, 280 dipendenti, il doppio nell’indotto. Azienda strategica per il Valdarno e la vita di trecento famiglie, di nuovo in bilico. Fuori, i lavoratori attendono la decisione; dentro il giudice con i rappresentanti della proprietà e del fondo Greybull Capital-McLaren a valutare un accordo che sembrava già fatto ma è saltato. Al punto che Fimer ha chiesto la revoca del concordato. L’azienda, di fatto, torna così "in bonis" ma dovrà dimostrarlo.

"It’s a bad day" dice il rappresentante di Greybull ai lavoratori che gli si fanno incontro all’uscita del tribunale. "È una coltellata", sbotta Alessandro Tracchi (Cgil) che con Ilaria Paoletti (Cisl) seguono la vicenda al fianco degli operai. Greybull si è detta disponibile a restare in contatto con Fimer ma allo stato attuale è fuori. "McLaren non accetta le condizioni del finanziamento": i legali di Fimer in una nota spiegano così la decisione della rinuncia al concordato preventivo che avevano chiesto a fine 2021. Per i legali dell’azienda valdarnese "McLaren-Greybull, in spregio alle trattative, ha riproposto tali e quali le condizioni che ben sa essere considerate non ricevibili da Fimer, oltre a essere realisticamente non attestabili; senza dire dell’assai dubbia legittimità e del contrasto con l’interesse della società stessa e dei suoi creditori". La prospettiva indicata nella nota, riguarda l’impegno della società che "metterà in atto tutto ciò che è nelle sue possibilità per mantenere la continuità delle operazioni, individuando nuove fonti di finanziamento e nuovi partner affidabili per salvaguardare il proprio futuro e quello dei dipendenti".

Diametralmente opposta la valutazione di Greybull Mc Laren: "Nel corso degli ultimi mesi abbiamo fatto ogni cosa in nostro potere per supportare Fimer, attraverso una forte offerta economica, che includeva un’immediata immissione di capitale e l’affiancamento di un partner strategico per lo sviluppo del business. Questa ultima decisone del consiglio di amministrazione ci lascia profondamente perplessi e rimaniamo in attesa che si pronunci il tribunale. McLaren Applied e Greybull Capital riaffermano il loro impegno nel dare un futuro a Fimer che merita di stare in buone mani".

Si dovrà attendere il pronunciamento del giudice anche se dopo l’archiviazione della procedura di concordato che appare imminente, si apre uno scenario di incertezza per il futuro dell’azienda e dei lavoratori. Marco Mugnai lavora in Fimer da quarant’anni. Ha lo sguardo basso e il tono di chi ancora non ci crede, perchè "abbiamo un portafoglio ordini molto consistente, siamo i primi produttori di inverter fotovoltaici. Non mi capacito: passare dalla salvezzza alla situazione opposta, fa molto male".

Ilaria Paoletti tiene in mano il megafono, la "voce" con cui parla ai lavoratori arrivati da Terranuova. Sono oltre un centinaio, portano striscioni e rabbia. "Oggi c’è lo sciopero e chi ha potuto è venuto qui per capire che fine faremo", sibila un collega mentre ripone bandiere e striscioni. Paoletti annuncia la decisione condivisa con gli operai. "Occupiamo lo stabilimento in maniera permanente. La fabbrica non è della proprietà ma dei lavoratori. Se loro smettono di produrre cambiano le sorti dell’azienda". Si corre a Terranuova dove comincia un’altra storia. Un presidio davanti ai cancelli, l’assemblea e il sindaco Sergio Chienni che non molla i lavoratori. Si decide lo schema dell’occupazione. Scatta all’ora di cena e va a oltranza, giorno e notte, a gruppi di dieci e per turni di sei ore. Liviana Rotesi entra nello stabilimento a mezzanotte insieme ai colleghi. Proprio nel giorno della Repubblica, il giorno in cui si celebra la libertà.