REDAZIONE AREZZO

Fiera, un sabato da leoni. Folla senza precedenti. I banchi salgono a 250 con code a tutti i locali

Lunghe attese ai parcheggi, prova del fuoco in vista della Città del Natale. Oggi il bis potrebbe spingere il totale vicino alle cinquantamila presenze.

Fiera, un sabato da leoni. Folla senza precedenti. I banchi salgono a 250 con code a tutti i locali

Lunghe attese ai parcheggi, prova del fuoco in vista della Città del Natale. Oggi il bis potrebbe spingere il totale vicino alle cinquantamila presenze.

Il muro dei quarantamila, forse addirittura cinquantamila. I numeri descrivono l’evento e la sua portata. La stima decisiva delle presenze la rimandiamo ad oggi, perché la domenica a volte cambia il trend della Fiera. Ma la sintesi è semplice: l’Antiquaria vola. Vola in un filone di crescita che la sta rimettendo al centro del mondo.

L’edizione di ottobre era stata una rondine tutt’altro che isolata, perchè ha fatto primavera, o magari questo caldo autunno, che non ha voglia di virare in inverno. I numeri di un mese fa vengono asfaltati da un sabato con pochi precedenti. Fin dall’ingresso dell’Antiquaria, tra i librai di Guido Monaco, si avverte un clima quasi natalizio: la folla è quella. Un muro di folla già all’ora di pranzo. La stessa che costringe a muoversi a zig zag in via Cavour o lungo ill Corso, che trasforma piazza Grande e non si dirada neanche in via dei Pileati e men che meno in via Ricasoli. La Fiera chiama e la gente risponde. Le conferme si trovano direttamente ai banchi ma anche oltre. Nei parcheggi ad esempio: di mattina alle 11 Porta Buia è bloccata, perchè la coda della Cadorna si allunga fino alla strada, tra colpi di clacson e qualche tensione. Una "Cadorna" che forse deve ricalibrarsi, perchè si aspetta anche mezz’ora per poi scoprire che i posti liberi all’interno sono almeno venti. Giusto evitare ingorghi all’interno ma forse un’indicazione più precisa verrebbe incontro ai turisti. Inutile parlare di Eden, scale mobili o Poggio del Sole, al tutto esaurito.

Tra pochi giorni parte la Città di Natale, la Fiera della folla fa suonare un campanello d’allarme sulla necessità di soluzioni nuove per affrontare flussi turistici imponenti. Un’altra conferma? L’indotto. Con code compatte non solo ai locali di via Mazzini e dintorni, ma perfino alla Badia: davanti al Moro in trenta aspettano il turno per un panino, l’ultimo è quasi sulla scalinata della chiesa. Anche qui la giornata ha il sapore della prova generale e qualche brivido corre, perché dappertutto i locali sono presi d’assalto, le attese sono lunghe, perfino nei templi delle piadine, nelle traverse all’inizio del Corso. Forse le principali attività dovranno correre ai riparo, rinforzando gli organici. In un centro inondato di sole, dove gli antiquari arrivati a rinforzare i ranghi sono 250, quasi un record: 50 in più di un anno fa, ma allora la Fiera non batteva sul ponte.

Stavolta sì e si vede dal numero di stranieri perfino fuori stagione, compatti da un angolo all’altro del centro. Gli unici sorrisi tristi in piazza Grande: gli espositori sfilano dolenti alle 9, cercano un posto per dicembre, il mese dello sfratto dei tirolesi. I più finiscono a ridosso di via Ricasoli, non sono felici. Il vento della Fiera soffia forte, dalle specchiere e dai tavoli in movimento e si ha l’impressione che gonfi le vele anche degli affari, pure se i prezzi vanno a picco. Al centro della piazza altri banchi hanno preso il posto di quello storico di Giovanni Papini: la Fiera, va avanti, un fiore forse non sarebbe stato superfluo.

Lucia Bigozzi