GIOVANNI
Cronaca

Ferriera, Sacfem e le "sette sorelle" di oggi La grande industria nasce accanto ai binari

La ricostruzione della rete ferroviaria dopo l’ultima guerra, quando sui nodi aretini caddero oltre duemila tonnellate di bombe

Giovanni

Cardinali

La storia delle ferrovie aretine è anche quella della nascita dell’industria pesante in contemporanea con lo sviluppo dei binari e la costruzione di stazioni fuori dalle mura delle città. La Ferriera di San Giovanni Valdarno viene aperta nel 1873 ma la grande ’industria nel capoluogo si insedia solo a partire dal 1907 con la Sacfem (Società Anonima Costruzioni Ferroviarie e Meccaniche), meglio nota come il Fabbricone. Nell’ottobre del 1907 inizia la produzione di materiale rotabile per ferrovie e tramvie occupando 200 dipendenti. Lo stabilimento venne convertito alla produzione bellica nel 1916. Verranno prodotte strutture complete e motori per aerei anche dopo la fine del conflitto.

Nel 1930 viene inaugurata la ferrovia Arezzo-Sinalunga e la Sacfem fornisce cinque elettromotrici e le prime 8 carrozze a Lfi, società allora privata che gestisce la linea. In seguito a un primo dissesto finanziario, viene rilevata dalla Bastogi, che decide una diversificazione produttiva (carpenteria metallica, carri trasbordator, hangar aereonautici.

La Sacfem riprende la produzione bellica nel 1940 per arrestarsi di nuovo fra il novembre e il dicembre del 1943 quando iniziano i bombardamenti alleati sulle fabbriche strategiche, infrastrutture viarie e ferroviarie. mentre le truppe tedesche in ritirata sono impegnate a distruggere il tracciato della ferrovia Arezzo – Fossato di Vico, nel nodo ferroviario di arezzo cadono circa 1800 tonnellate di esplosivo. sul maestoso ponte a cavallo dell’ambra e su tutti i viadotti ferroviari fino a montevarchi vengono sganciate altre 600 tonnellate di bombe. a San Giovanni valdarno oltre alla stazione viene distrutta la Ferriera. Al termine del conflitto tutta la rete ferroviaria e molte strade sono distrutte. risultano inservibili gli impianti per la trazione elettrica e completamente inagibili tutti i ponti lungo l’Arno, il tevere e la chiana.

La riattivazione della rete ferroviaria è il primo banco di prova della ricostruzione. all’inizio si stima un decennio per completare le opere ma dal 1947 al 1949 sono riparate tutte le linee. Amintore Fanfani, l’astro nascente della politica nazionale e aretina, partecipa attivamente a molte cerimonie di ripristino delle linee. e’ sicuramente a foiano l’11 aprile del 1948 per la riapertura della arezzo – sinalunga. le Officine sociali di Pescaiola (deposito lfi) furono impegnate per la ricostruzione di due locomotori.

La Sacfem, a partire dal 1946 riprende le attività di costruzione e di riparazione di rotabili ferroviari, oltre a fornire componenti di carpenteria pesante per varie aziende impegnate nella ricostruzione di complessi industriali e ponti. il fabbricone viene posta in liquidazione nel 1978 e chiusa definitivamente nel 1983 ma ha contribuito a formare maestranze e dirigenti poi confluiti in altre realtà aziendali aretine. Giovanni Manneschi, fondatore di Ceia spa, una sigla presente in tutti gli aereoporti internazionali, è stato un tecnico del Fabbricone.

Nel secondo dopoguerra nascono le prime imprese per la manutenzione straordinaria dell’armamento ferroviario e impianti elettrici: il 13 luglio 1945 Virgilio Scala costituisce a Montevarchi una società i cui primi lavori si svolgono per la manutenzione dell’armamento della linea Foligno – Terontola. nell’epoca della ricostruzione,ha alle proprie dipendenze circa 300 operai, il lavoro è prevalentemente manuale, con utilizzo di pale e picconi. oggi è una delle più importanti aziende italiane di manutenzione ferroviaria dotata di macchinari impressionanti per eseguire lavori in modo rapido e durante il periodo notturno.

Nel 1946, adiacente ad un casello ferroviario nei pressi di Bibbiena nasce la Baraclit dei fratelli Baracchi per la produzione di manufatti in cemento da caricare in convogli, direttamente dal retro dello stabilimento. oggi la Baraclit si è trasferita nell’area industriale di Soci e si è dotata di un collegamento ferroviario che si sviluppa dalla linea Arezzo-Stia.

Risale al 1954 l’inizio delle attività di manutenzione di impianti elettrici e di segnalamento in ambito ferroviario di Tto Niccheri ad Arezzo, poi estesa in gran parte dei compartimenti del centro e del nord Italia. nel 1966 Luigi Loddi, industriale fiorentino, bibbienese di nascita, rileva le officine di riparazione di materiale ferroviario di Stia per insediarsi nell’area del Tannino a Bibbiena stazione e orientarsi verso la revisione di carri merci di lfi e fs tramite la costituzione nel 1972 dell’Oms (officine meccaniche specializzate), dopo l’autorizzazione alla costruzione di un nuovo stabilimento presso la stazione di Porrena. Le riparazioni, nel 1976, vengono estese alle carrozze passeggeri e l’azienda arriva ad occupare circa 150 dipendenti, iper-specializzati. oggi l’Oms serve Trenitalia e Ferrovie Nord ma soprattutto è l’azienda di fiducia della Fondazione Fs. proprio in questo periodo è impegnata nel restauro del treno “di lusso” Settebello primo esemplare di elettrotreno uscito nel 1952, formato appunto da sette carrozze in grado di raggiungere la velocità massima di 180 kmh, dotate di climatizzazione e audiodiffusione e con un particolare unico per l’epoca: la sopraelevazione delle cabine di guida alle due estremità e i salottini belvedere.

L’ultima nata sui binariè la svi che nel 2016 apre un nuovo stabilimento presso la stazione di lucignano. La Svi srl ra stata costituita nel 1969 a Città di Castello. nel 2007, in previsione dell’aumento delle commesse, la società decide per una nuova e più ampia localizzazione da raccordare con una ferrovia. la scelta di Lucignano è determinata dalla disponibilità manifestata dal comune e dai proprietari dei terreni presso la stazione Lfi. Svi inizia la produzione con un nuovo carrello che oggi rappresenta l’ammiraglia della produzione noleggiata a rfi e denominata “Lucignano”. l’industria utilizza la stazione di Lfi per i testing notturni dei macchinari esportati in tutto il mondo. la vicenda Svi è emblematica per concludere questa storia iniziata con le prime ferrate ottocentesche: la presenza di infrastrutture di trasporto e di personale politico ed imprenditoriale visionario sono un binomio imprescindibile per lo sviluppo dell’industria manifatturiera.