
Fornasari
Nel palazzo Bruni Ciocchi Dal Monte, all’epoca da poco sede del Museo Statale (oggi Nazionale) d’Arte di Arezzo, il 27 ottobre del 1963 furono inaugurate due sale.
Lì era stato raccolto per volontà di Mario Salmi, una delle grandi figure della cultura del Novecento, il patrimonio artistico da lui collezionato nella villa di Stoppedarca e negli appartamenti di Firenze e Roma, durante la sua lunga attività di studioso.
Il ricco lascito fatto allo Stato in memoria della moglie Amina Kovacevich e dal 2010 arricchito con una nuova donazione da parte della figlia Lina Magnanelli Salmi, è costituito da dipinti su tela e su tavola risalenti ad epoche diverse comprese tra il XIV e XIX secolo, oltre che da medaglie, bronzetti e da mobilio. Come raccontava Ugo Procacci, Salmi amava mostrare ai suoi discepoli qualche pezzo che andava comprando con grande intuito cercando occasioni particolari. Le scelte collezionistiche di Mario Salmi, personalità multiforme e ricercatore instancabile, corrispondono agli infiniti campi di ricerca a cui si è dedicato nel corso della vita.
Pochi studiosi hanno amato Arezzo come Salmi. La donazione è solo uno dei tanti gesti di amore per la città. Sebbene nato a San Giovanni il 14 giugno 1889, fu molto legato ad Arezzo, città di origine della sua famiglia, che con orgoglio considerava anche la propria. Come ha ricordato Alberto Fatucchi in Protagonisti del Novecento, la sua attività e le cariche lo portarono a vivere altrove, ma Arezzo e la sua villa a Stoppedarca, da lui progettata a 18 anni, rimasero al centro del suo mondo affettivo. Lui stesso raccontava di avere esordito proprio nel territorio aretino con le sue indagini pioneristiche, raggiungendo a piedi luoghi impervi e invitando i giovani studiosi a fare. Laureatosi nel 1910 in Giurisprudenza a Pisa con tesi su La tutela del patrimonio artistico nazionale, ha contemporaneamente sviluppato il suo interesse per la storia dell’arte. Nel 1917 fu nominato docente nell’Accademia di Belle Arti di Parma. Nel 1918 diventò ispettore ai monumenti della Puglia e del Molise, nel 1920 dell’Umbria e nel 1921 della Lombardia. Dal 1923 fu docente di storia dell’arte con cattedra a Pisa, qui fondò l’Istituto di storia dell’arte presso il Museo Civico. Dal 1920 al 1949 ebbe la stessa cattedra all’Università di Firenze e poi a Roma fino al 1964.
Un fisico imponente, Salmi incuteva soggezione e a volte dall’alto della sua autorità non era molto tenero con le persone, avendo le idee chiare sulle debolezze degli uomini e provandone amarezza.
Il ricordo di lui tracciato da Fatucchi, come quello che ne aveva mio padre, è di una figura integerrima, “testimone del più alto impegno etico, civile e culturale”, per usare le parole di Francesco Sisinni. Ad Arezzo era temuto in qualità di custode del patrimonio urbanistico e storico artistico, rendendosi spesso impopolare alla pubblica amministrazione. Grazie a lui, “inflessibile sostenitore dell’esigenza scientifica della catalogazione”, sono stati salvati i centri medievali di Anghiari e di Cortona. Come ha ricordato Giulio Carlo Argan, suo grande amico, “nessuno altro studioso si è mai fatto sentire con altrettanto cortese, ma perentoria autorità dai governanti. Medaglia d’oro dei benemeriti della cultura e dell’arte, dottore honoris causa dell’Università di Algeri, vicepresidente del Consiglio superiore delle antichità e belle arti fino al 1970, presidente dell’Istituto Nazionale di studi del Rinascimento, della commissione nazionale vinciana e dell’Accademia Petrarca dal 1945 al 1979, Salmi è stato anche direttore della rivista “Commentari” e ha contribuito in modo determinante al Centro di studi sull’Alto Medioevo di Spoleto.
Come detto, Salmi è stato uno studioso instancabile, di memoria sorprendente: dopo gli ottanta anni, si lamentava con gli amici di non potere più studiare 14 ore al giorno ma di doversi fermare a dieci.
A ottantadue anni dette alla stampe Civiltà artistica della terra aretina, straordinario punto di partenza per gli studi delle generazioni successive. In più di settanta anni di attività ha realizzato circa 500 pubblicazioni tra volumi, saggi e articoli, di cui l’ultimo nel 1979, ad un anno dalla morte avvenuta a Roma il 16 novembre 1980. Instancabile è stato anche nelle sue “battaglie per Arezzo”, iniziando dall’estate del 1944, quando in Piazza San Francesco davanti alla chiesa erano stati posizionati i carrarmati tedeschi.
Consapevole del rischio che stavano correndo la chiesa e le celebri pitture di Piero della Francesca, Salmi cercò il comandante, storico dell’arte in uniforme, e ottenne l’allontanamento dei mezzi. Coraggioso fu il suo atteggiamento contro le leggi razziali e noto è l’aiuto cha ha dato a Mirella Levi d’Ancona, sua allieva. La sua più grande vittoria, purtroppo resa vana nel 2015, è stata la fondazione della Soprintendenza aretina. Pensando alla situazione attuale, Salmi di sicuro si rivolta nella tomba, essendo stata eliminata e accorpata a Siena e a Firenze. Quello che Salmi ottenne, qui è stato perduto. Non dimentichiamo.