REDAZIONE AREZZO

Fermato con 400 chili di coca: era il corriere ’aretino’ dei narcos

L’operazione sull’asse Colombia-Italia svela i retroscena dell’arresto di un imprenditore a Battifolle

Cocaina

Arezzo, 8 giugno 2022 - Arrivava in Toscana, tra Arezzo e Firenze la droga dei narcos. Il carico di 400 chili di cocaina bloccato nel novembre scorso a Battifolle nel corso di un blitz congiunto di polizia stradale e guardia di finanza era infatti – si scopre oggi – una delle 19 consegne «monitorate» dai segugi delle fiamme gialle che a Trieste avevano allestito, sotto la direzione della Dda, un hub per lo stoccaggio della cocaina proveniente dalla Colombia con agenti under cover. All’epoca fu fatto passare per un ritrovamento quasi casuale per non compromettere l’esito dell’operazione su scala internazionale. L’iniziale consegna controllata era nata dalla collaborazione tra l’autorità giudiziaria italiana e quella colombiana. Una volta arrivata in Italia in aereo – e non tramite navi come credevano i colombiani – la coca prendeva il ’largo’ verso tutta Italia grazie agli accordi commerciali dei broker con i boss dei cartelli, quello del «Golfo» in particolare. Uno di questi potrebbe essere di stanza in Toscana tanto che il settore della ’logistica’ con base a Trieste, quello infiltrato dai finanzieri, aveva arruolato un 38enne albanese, imprenditore edile nel fiorentino. Fu lui la notte dell’11 novembre scorso a subire il blocco degli investigatori che trovarono nel furgone da cantieri il tesoro di polvere bianca. Per lui scattò l’arresto per detenzione ai fini di spaccio ma nelle scorse settimane il fascicolo è stato trasferito per competenza da Arezzo a Triste dove il pm ha notificato all’albanese – difeso dagli avvocati Cristina Masetti e Emanuele Ciappi – l’avviso di conclusione delle indagini sostenendo che la droga era stata prelevata da Cabaj direttamente nel capoluogo friulano. Proprio da Trieste infatti i detective avevano seguito ben 19 consegne di altrettanti carichi compreso quello sull’A 1 per poi fermarsi. Ieri è scattata la Fase 1 dell’operazione che ha portato al maxi-sequestro di 4,3 tonnellate di stupefacente, «il terzo forse in Europa per quantità», e a misure cautelari in carcere nei confronti di 38 persone tra Italia, Slovenia, Croazia, Bulgaria, Olanda e Colombia, tutte accusate di traffico internazionale di stupefacenti». Per il corriere invece è rimasta l’ipotesi di accusa di detenzione. Adesso l’attenzione dei finanzieri è concentrata su alcuni tasselli mancanti del puzzle di broker che agiva in Italia, Toscana compresa. Si stima che la quantità di cocaina sia stata pagata circa 96 milioni dai gruppi criminali acquirenti. Sul mercato italiano la vendita al dettaglio avrebbe potuto fruttare potenzialmente «fino a mezzo miliardo», secondo le stime del comandante del Nucleo Pef, Leonardo Erre. Nel corso dell’operazione, oltre a diversi veicoli, sono stati sequestrati anche 1,8 milioni in contanti: risorse ottenute durante le operazioni di consegna della droga, con l’aiuto degli infiltrati. Le indagini, in cooperazione con le autorità colombiane e spagnole e con l’Agenzia statunitense Homeland Security Investigations, hanno ricostruito la fitta rete di rapporti tra i produttori di cocaina sudamericani e gli acquirenti in Italia e in Europa, facenti capo a noti contesti di criminalità organizzata. «L’indagine - ha concluso il procuratore De Nicolo - ora prosegue e ci attendiamo le iniziative delle difese. Siamo in una fase preliminare, ci aspettiamo anche il loro contribuito».