ANGELA BALDI
Cronaca

Faust Cardinali, l'artista imprigionato tra due lockdown

Lavora tra Parigi e La Verna, il museo del Louvre ha acquisito la sua Chimera aretina-parigina per la sua collezione permanente

faust cardinali

Arezzo, 15 novembre 2020 - A febbraio scorso inaugurava alla galleria miniMasterpiece di Parigi la mia mostra personale The happy end, dove presentavo le ultime opere e un libro in cui racconto un universo ideale in cui il nostro mondo finisce e ne inizia un altro, nuovo”. Quasi una profezia, quella dell’artista aretino parigino Faust Cardinali che vive tra la Francia e La Verna e che ha conquistato perfino il Louvre con le sue opere, perché solo qualche settimana più tardi il lockdown chiudeva la città. “Fino a maggio sono rimasto bloccato in una Parigi che non avevo mai visto. Musei, gallerie, centri d’arte e biblioteche erano inaccessibili – continua Faust Cardinali - Mi sono concentrato su studio, letture e progettazione di nuove opere che immaginavo di realizzare. Una volta al giorno una passeggiata di un’ora nel mio quartiere, il quindicesimo, nel sud della città, dove nel 1992 avevo cerato il primo mio atelier.

Ho ritrovato le tracce dell’ex fabbrica di carri armati della seconda guerra mondiale, 5000 metri quadrati di ferro stile Eiffel, dove negli anni 90 avevo fondato con altri 46 artisti l'associazione autonoma Artsenal, il mio atelier di pittura e dove realizzavo i miei gioielli scultura”. Poi a maggio Cardinali riesce a rientrare in Italia nel suo atelier aretino alla Verna. “Mi sono rifugiato in Casentino con un archivio di fotografie e disegni che ho iniziato ad elaborare e che mi ripromettevo di portare a Parigi in autunno, dove era prevista la presentazione del mio nuovo libro Petrolio Bianco nella sede di Artcurial. E invece Parigi diventa zona rossa, Artcurial ha annullato la sua programmazione e i voli ripetutamente cancellati mi trattengono alla Verna, dove mi trovo ancora”, spiega l’artista. Ma il lockdown alla Verna è molto diverso da quello di Parigi.

“Mi piace molto la luce del mattino, perfetta per scolpire e forgiare le mie sculture-gioiello. Lavoro con tempi legati alla natura”. Ma Fuast Cardinali pensa anche alle sue opere, a quelle che in questo momento non sono accessibili al pubblico, chiuse nelle collezioni private e pubbliche. “La chiusura del Louvre è dolorosa, e rende invisibile la collezione, nonché il mio pettorale acquisito dal museo nella collezione permanente «La chimera aretina-parigina », opera iniziata nel 1997 in Italia e terminata nel 2007 a Parigi – dice Cardinali -  Ma nel mio concetto di scultura-gioiello non è poi così grave: esso può essere contenuto in una teca con i vetri scuri e ogni tanto portato alla luce, e indossato.

Immagino che in questo momento il mio pezzo stia riposando. La nuova serie di opere che ho immaginato e progettato durante il lockdown parigino, le sto realizzando e facendo vivere nel lockdown toscano. Durante le mie escursioni nei boschi penso a Parigi e alle architetture urbane, rifletto sul rapporto con la natura, con il tempo agricolo- ancestrale del luogo rispetto al monte sacro della Verna , lì vicino al mio studio. Il vero lockdown è in noi stessi: siamo entrati in un'altra epoca molto probabilmente diversa. E il mio lavoro si confronta con il mondo globale e il suo sviluppo”.