di Sergio Rossi
Stati d’animo diversi dopo il deposito delle motivazioni della corte di appello di Firenze che han condannato i due imputati aretini, Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, per la morte di Martina Rossi Da una parte c’è l’avvocato Luca Fanfani che ha assistito con passione fin dall’inizio Bruno e Franca, i genitori di Martina; dall’altra c’è inveve Stefano Buricchi, il legale di Vanneschi, che contesta radicalmente, e lo fa con parole dure, l’impianto che ha portato la corte a emettere il verdetto di condanna.
" La sentenza fa propria e consacra la drammatica verità da sempre sostenuta dalla parte civile" commenta Fanfani. "Fu tale - insiste - la brutalità dell’aggressione subita da Martina, da lasciarle ferite sul volto, all’occhio sinistro e alla bocca. Nonché sul corpo alla spalla sinistra". L’avvocato aretino sottlinea il perito "dei consulenti di parte civile la cui ricostruzione dei fatti è stata accolta dai giudici di appello direi al 100%". In particolare, nota ancora, la corte ha evidenziato che "Martina trascinò con sé il pezzetto di travertino del muretto divisorio del sesto piano dell’hotel". Li cita tutti, i consulenti: "L’ingegnere aerospaziale Gerardus Janszen, il medico legale Stefano Zacà, il professor Nello Balossino, fisico e docente di immagini e visione artificiale. Quest’ultimo - dice ancora - è uno dei massimi studiosi mondiali della Sacra Sindone che ha avuto modo di analizzare con tecnologie d’avanguardia".
Di umore opposto Stefano Buricchi dopo aver letto le motivazioni di una condanna che continua a lasciarlo basito. Buricchi, che ha pronto il ricorso in Cassazione per conto di Vanneschi, confessa di aspettare con ansia la Suprema Corte, "sperando che possa dire parole di giustizia". A suo giudizio "la sentenza è acriticamente adagiata sui rilievi dei consulenti delle parti civili e ne sposa in maniera fideistica le conclusioni".
"Nelle motivazioni - continua il combattivo avvocato - conto almeno un errore clamoroso per ogni pagina. Prendiamo ad esempio la presunta colluttazione tra Martina Rossi e Alessandro Albertoni: i giudici arrivano addirittura a sostenere che alcune delle lesioni sarebbero state provocate alla ragazza prima della caduta dal balcone. Tutto ciò è però in evidente contrasto con quanto è stato ritenuto dai consulenti del pubblico ministero Marco Di Paolo ed Elisabetta Spinetti, dagli stessi giudici di primo grado e finanche dalla procura. Mai era stato infatti contestato il reato di lesioni in capo agli imputati".
"Il collegio - conclude Buricchi - ha preso fischi per fiaschi e ora attendo la Cassazione sperando che annulli le conclusioni di una motivazione densa di contraddizioni, errori e illogicità. Anche gli errori fanno la storia della giustizia, ma li correggeremo. Questo è un processo indiziario in cui ci sono però prove a favore degli imputati, se solo si fossero volute assumere".