Arezzo, 2 marzo 2023 – Venti anni dopo l’omicidio, Tuoro sul Trasimeno ha ricordato Emanuele
Petri, il sovrintendente capo della polizia di Stato ucciso in un conflitto a fuoco con le cosiddette nuove brigate rosse. In un intervento che portò all'arresto di Nadia Desdemona Lioce e al sequestro di materiale risultato decisivo per le indagini.
A Tuoro, il centro umbro del quale era originario, Petri è stato ricordato dal capo della polizia Lamberto Giannini e dai sottosegretari all'Interno Emanuele Prisco e Nicola Molteni. Cerimonia che si è svolta alla presenza della vedova di Petri, Alma, del figlio Angelo e dei loro familiari. Presenti anche il prefetto Franco Gabrielli, il vicepresidente della Regione Umbria Roberto Morroni e il procuratore generale Sergio Sottani. Al teatro dell'Accademia di Tuoro è stato presentato il volume "Un poliziotto di nome Lele” dedicato alla storia e alla memoria del sovrintendente insignito della Medaglia d'oro al Valor civile.
"La vicinanza delle persone è sempre stata importante. Io non provo rancore, mi preme solo andare nelle scuole e parlare ai giovani perché li lasciamo troppo soli e invece i ragazzi recepiscono e sono felici di ascoltare. I fatti di oggi? Chiedo solo che ci sia giustizia ma non faccio ne parallelismi ne commenti”. Così ha sottolineato Alma Petri, vedova del sovrintendente capo della polizia, oggi a Castiglion Fiorentino per la cerimonia in ricordo del marito.
La cerimonia è stata anche l'occasione per la donazione, da parte della famiglia Petri e del Centro chirurgico toscano, di un defibrillatore e di un altro strumento per curare patologie cardiologiche al carcere di Arezzo: è stato stato ricordato che, quando morì Petri, alla famiglia scrissero alcuni detenuti del penitenziario aretino, per esprimere la loro solidarietà.