
"Ilaria? Era bella come uno dei volti degli affreschi di Piero": se ti chiami Raffaele La Capria non ti fermi ad una rosa o ai cioccolatini. Anche nei complimenti alla tua donna voli alto. Figuriamoci se lei era Ilaria Occhini. Un amore senza fine, insieme per un’intera vita: fino a vedere lui, spezzato dentro, a fianco del feretro dell’attrice. Ora l’ha raggiunta. Lo scrittore è morto a 99 anni, quasi come non volesse tagliare il traguardo del secolo.
E’ morto con il suo curriculum straordinario: premio Strega nel 1961, riconoscimenti di tutti i tipi ma anche sceneggiatore di film che hanno fatto la storia del cinema, come i capolavori di Rosi, da "Le mani sulla città" a "Uomini contro". Era rimasto il testimone di un’epoca fantastica: e del clima che si respirava non solo nella sua Napoli, nella Roma dove viveva. Ma anche a Villa La Striscia, sulla via dei Cappuccini: una dimora superba, di origine cinquecentesca, residenza della nobile famiglia Occhini.
E sogni a occhi aperti all’idea di cosa abbiano visto e sentito quelle pareti. Ilaria era la nipote di Pier Ludovico, segni particolari podestà degli anni ’30, l’ideatore del rinnovamento del vecchio volto medievale della città. E figlia di Barna, che poi in realtà si chiamava Carlo Luigi, scrittore anche lui come il marito, fondatore di riviste nelle quali collaboravano firme come Spadolini e Gentile. E che si era andato a innamorare di Gioconda: no, Leonardo non c’entra, era la figlia di Giovanni Papini. "Per me – scrisse lo scrittore – più bella d’Ilaria non c’è’". Ed è una delle poche certezze che lo stesso La Capria ha coltivato per tutta la vita.
Innamorato di Positano e dei suoi colori, è chiaro che ad Arezzo si sentiva un pesce fuor d’acqua. Eppure aveva imparato ad apprezzarla. "Camminava in centro e veniva nella mia libreria – racconta Giampiero Bracciali, il titolare del Viaggiatore Immaginario – perché era innamorato delle librerie indipendenti. Schivo ma gentilissimo, chi lo incontrava tra gli scaffali lo chiamava maestro".
Defilato, lasciava il centro della scena alla moglie e alla figlia Alexandra. Fino alla grande festa per i 65 anni di carriera di Ilaria. Una festa allargata ma ad altri personaggi di famiglia: come Simona Izzo e il marito Ricky Tognazzi, nelle evoluzioni di una casa che per tutta la vita non ha mai smesso di sorprendere.
E che nel corso degli anni aveva visto la coppia, nel trionfo dei giorni migliori, incrociarsi son Visconti, con Robert Bresson, con Gottoso, con Alberto Moravia e Dacia Maraini. Per non dire di Modugno, Monica Vitti: e quel Gian Maria Volontè che era l’attore più amato proprio da Rosi.
Un clima che da Roma o da Napoli ricreavano ad Arezzo, sullo sfondo dei prati e dei vigneti della dimora di famiglia. Lì dove Ilaria ritrovava le sue radici. E La Capria ritrovava lei. "La guardo in tralice dalla mia sedia mentre fingo di leggere il giornale, ammirato dalla sua bellezza, immalinconito che di quest’immagine non resterà traccia. Ma una traccia ci sarebbe, è una figura dipinta da Piero in Arezzo, Ilaria viene da lì".
Ed è lì che lui l’ha seguita, tra le pareti della villa che respirava tutta la cultura del tempo.