
Sandro Mugnai, artigiano 54enne, è accusato dell’omicidio volontario del vicino
Otto colpi, non sei. E due di questi sono stati esplosi mentre la ruspa era ancora nel cortile, con il proprietario intento a distruggere le auto. È questa la ricostruzione tracciata ieri in aula dai Ris di Roma, che hanno preso la parola nel processo a carico di Sandro Mugnai, l’artigiano di 54 anni di San Polo imputato per l’omicidio volontario: nella notte dell’Epifania del 2023 uccise a colpi di fucile il vicino Gezim Dodoli mentre con una ruspa devastava la sua abitazione.
Una testimonianza attesa, quella dei carabinieri del Reparto investigazioni scientifiche, chiamati a fare luce proprio su quei dettagli — quanti colpi, da dove, in quale momento — da cui potrebbe dipendere l’intero esito del processo: è soprattutto qui che si gioca la partita sulla legittima difesa. A guidare l’esposizione è stato il capitano Fabio Lertua, responsabile della sezione balistica del Ris di Roma.
Secondo la loro ricostruzione, Mugnai avrebbe sparato i primi due colpi quando la ruspa non aveva ancora raggiunto la casa, ma stava ancora colpendo le macchine nel cortile. Gli altri sei, invece, sarebbero partiti durante la seconda fase dell’assalto, quella in cui la benna si è abbattuta sull’edificio. Almeno quattro le pallottole che avrebbero colpito il Dodoli. E sono otto i bossoli ritrovati, tre dei quali all’esterno dell’abitazione.
Una sequenza che i Ris hanno legato anche all’analisi audio della telefonata al 112, quella straziante in cui si chiedeva aiuto ai carabinieri: si sentono due spari iniziali, poi un lungo silenzio — un minuto e 40 secondi, il tempo stimato per ricaricare — e infine una nuova raffica, tre colpi in due secondi e mezzo, seguiti da un ottavo sparo isolato.
Ma non solo. A parlare sono anche i segni lasciati dai proiettili sulla scena del delitto: scalfitture sul retro del sedile della ruspa, il lunotto posteriore esploso, lo specchietto colpito da un frammento di proiettile. Tutti elementi che — secondo i Carabinieri del Ris — indicano che i colpi sono partiti da una posizione laterale o posteriore, quindi esplosi quando Dodoli stava ancora agendo nel cortile.
Una lettura già anticipata dal gup Claudio Lara, che nella sua ordinanza di restituzione degli atti alla pm (con la quale si è arrivati a nuovo procedimento in corte d’assise) aveva parlato chiaramente di una "prima fase dell’azione" in cui l’imputato avrebbe aperto il fuoco prima che la ruspa puntasse la casa. Tesi che ora trova una conferma tecnica in aula e che la procura, rappresentata dalla pm Laura Taddei, ha subito fatto propria.
Di diverso avviso la difesa di Mugnai, affidata agli avvocati Piero Melani Graverini e Marzia Lelli, che continuano a insistere sulla legittima difesa dell’artigiano: "La casa stava per crollare, che altro doveva fare?" hanno affermato a più riprese. Una consulenza tecnica di parte, affidata all’ingegner Maurizio Boldrini, proverà nelle prossime udienze a offrire una lettura opposta di quella scena diventata ora ancora più centrale.