CLAUDIO REPEK
Cronaca

Dal liceo Petrarca a Oxford. Furieri insegna ingegneria: "Ma mi manca l’aria di casa"

Da Arezzo all’élite della ricerca europea: una carriera nelle università d’eccellenza . A Oxford una nuova sfida tra insegnamento e Ai applicata ai sistemi complessi. "Ogni volta che torno sento il legame con quelle che saranno sempre le mie radici" .

Luca Furieri nel campus di Oxford, in Inghilterra, dove vive e lavora

Luca Furieri nel campus di Oxford, in Inghilterra, dove vive e lavora

Dal liceo classico di Arezzo all’università di Oxford, passando per quelle di Bologna, Zurigo e Losanna. 32 anni e a giugno, tra pochi giorni, l’inizio della docenza di ingegneria a Oxford dove sarà anche alla guida di un nuovo gruppo di ricerca. "Insegnerò controllo dei sistemi dinamici, l’area dell’ingegneria che progetta regole automatiche per "guidare" sistemi complessi – come veicoli autonomi, reti elettriche o robot – in modo stabile, sicuro ed efficiente. Nella mia ricerca combino approcci classici di ingegneria dei controlli con tecniche di apprendimento automatico (machine learning), per far sì che i sistemi possano adattarsi e migliorarsi da soli senza perdere le garanzie di sicurezza indispensabili per l’uso reale".

Luca Furieri ha studiato ingegneria dell’automazione all’Università di Bologna. Durante la laurea magistrale ho svolto la tesi al Politecnico di Zurigo dove avrebbe poi deciso di restare per il dottorato di ricerca. Dopo questa esperienza si era trasferito al Politecnico di Losanna per un post-doc di 2 anni. "In quel periodo ho vinto un finanziamento competitivo di circa 800mila euro del Fondo Nazionale Svizzero che mi ha permesso di aprire un gruppo di ricerca indipendente, sempre all’Epfl".

32 anni e la consapevolezza che la vita dell’accademico è la sua, "Significa poter esplorare idee nuove unendo le forze con altri ricercatori, sia all’interno del proprio ateneo sia attraverso collaborazioni internazionali. Guidare un gruppo giovane, scoprire idee nate da conversazioni informali davanti a un caffè e poi vederle diventare pubblicazioni internazionali. È un lavoro che ti porta a viaggiare spesso, per presentare i risultati a congressi in Europa, Nord America e Asia".

La vita personale non viene sacrificata: "in Svizzera ho potuto coltivare i miei hobby, fare escursioni sulle Alpi, viaggiare nei weekend e frequentare eventi culturali senza mai dover trascurare il lavoro. L’ambiente internazionale e giovane ti mette in contatto con persone interessanti e appassionate in settori diversi, e la qualità della vita qui permette un vero equilibrio tra ricerca e tempo libero".

Il primo contatto con Oxford risale al 2018, durante una breve visita nell’ambito del dottorato. "Ciò che mi ha colpito è il legame tra l’ateneo e la città: college, biblioteche e laboratori convivono con negozi, caffè e vie storiche, senza un campus isolato. Oxford è da sempre considerata una delle principali istituzioni di ricerca al mondo, con dipartimenti che guidano l’innovazione in molti settori scientifici. Una caratteristica peculiare è il sistema dei "college" e dei "tutorial": ogni studente universitario fa parte di un collegio, tramite il quale partecipa a sessioni settimanali personalizzate in gruppi di 2-3 studenti assieme ad un professore del loro Dipartimento, al fine di approfondire i temi di studio al di là delle classiche lezioni frontali".

"Arezzo? Mi manca soprattutto la famiglia, certi scorci indimenticabili e, in generale, la luce unica della Toscana. E ogni volta che torno sento forte il legame con quelle che saranno sempre le mie radici. Detto questo, vivere all’estero – prima in Svizzera e presto in Inghilterra – mi ha arricchito moltissimo. Per il futuro, mi vedo a Oxford, dove spero di costruire un percorso solido nella ricerca e nell’insegnamento. In generale, desidero continuare a operare in contesti in cui curiosità, impegno e serietà siano valori reali: credo che l’Europa offra ancora grandi opportunità a chi è pronto a mettersi in gioco".