di Lucia Bigozzi
"Una città da guardare con gli occhi rivolti in alto". Arezzo è un racconto senza tempo che lega antico e attuale, mette in comunicazione stili, epoche, civiltà. Tutto impresso sulle facciate dei palazzi storici, nel selciato dei vicoli, nelle piazze custodi di storie, persone, eventi, evoluzioni. Natalia Cangi ne parla con l’emozione di chi sa di una città dentro la città delle luci e dello shopping. E proprio per questo offre al visitatore una mappa alternativa "alla scoperta di ciò che non ti aspetti arrivando in treno alla stazione e salendo per via Guido Monaco: già qui percepisci la sollecitazione a tuffarsi nell’essenza del luogo con lo sguardo rivolto verso l’alto". Un luogo che attraversa le pagine dei Diari e Natalia Cangi, direttrice organizzativa della Fondazione Archivio Diaristico Nazionale ogni volta ri–scopre nei racconti di vita dei protagonisti, come Giuseppina Porri.
"In generale, i racconti consegnano fotogrammi che riguardano epoche diverse. La testimonianza di Giuseppina ha molto a che fare con il Ventennio: il padre Angelo aveva un forno nella parte alta del Corso che incrocia via Bicchieraia, viene perseguitato e poi morirà, ma lei è una ragazzina sveglia e agli albori della seconda guerra mondiale custodisce la vita in via Bicchieraia negli aspetti più disparati e nel suo diario riesce a far vivere la città in quella strada raccontata negli odori, nel lavoro degli artigiani, nei piccoli commerci dell’epoca. Emerge il racconto delle persone e di un città che cambia. Via Bicchieraia oggi è diversa, eppure chi si tuffa nel racconto vive quel mondo. Accade anche nei racconti più recenti: Arezzo è un luogo molto presente e vivo nelle nostre memorie".
La prima tappa che Natalia Cangi suggerisce richiama il senso del ragionamento sull’autenticità del luogo. "Una delle mete del cuore è Piazza Grande, dove tutto è armonico anche se con stili diversi, dal Medioevo al Rinascimento. E’ una piazza talmente viva e avvolgente con i suoi palazzi straordinari, non solo quello di Fraternita. E’ un luogo che mi ha sempre emozionato: lo preferisco libero da iniziative, in modo tale che il visitatore abbia la percezione che la piazza è tutta per lui".
Il viaggio con gli occhi rivolti in alto prosegue con tappe dedicate alle chiese, non solo viste come luogo di raccoglimento ma come scrigni d’arte. "Amo Piero della Francesca e consiglierei una sosta in San Francesco: la leggenda delle vera Croce vale un viaggio ad Arezzo; può rappresentare la prima tappa di un itinerario che parte da Sansepolcro e Monterchi, oppure l’ultima in città per poi andare alla scoperta della provincia".
Propone la Pieve con una doppia lettura: all’interno "i capolavori e all’esterno non solo la facciata ma anche il punto di osservazione da piazza Grande, anch’esso di grande suggestione" osserva Cangi che conduce il visitatore in San Domenico davanti "alla meraviglia del Crocifisso di Cimabue e il contesto della piazza", e poi alla cattedrale "dove scoprire meraviglie architettoniche e artistiche. Mi soffermo, ad esempio, sulle vetrate che invitano alla riflessione e regalano sensazioni uniche".
La città dentro la città ha il cuore pulsante nei quartieri che indica come luoghi da scoprire. "Io sono innamorata di Porta Crucifera. I quattro quartieri hanno la loro ribalta in tante occasioni compresa la Giostra del Saracino, ma Colcitrone rappresenta una parte molto bella da attraversare per conoscere l’essenza della città".