In sella a quella moto ha realizzato il suo sogno: terminare la mitica Parigi-Dakar. Goiele Meoni, figlio di Fabrizio, che la gara di motori più massacrante del mondo l’ha vinta due volte, nel 2001 e nel 2002, perdendovi poi la vita nel 2005, quel sogno l’ha realizzato a gennaio. Adesso, la Ktm 450 Rally con cui ha corso, la stessa marca e gli stessi colori di quella del padre, rosso e bianco, Gioele ha deciso di metterla all’asta, insieme al casco. Asta che è partita mercoledì, da Milano, con la cifra simbolica di 1 euro. "Chi se l’aggiudicherà dovrà venire a prenderla a Castiglion Fiorentino" spiega Gioele sul suo profilo Instagram. "E da lunedì all’asta sarà messa anche la cosa più importante per me, il casco con cui Fabrizio ha corso la Dakar 2004. Il mio casco era ispirato a quello, con il disegno di un cinghiale. La messa all’asta del casco di babbo è un evento eccezionale" spiega. Il 22 settembre finirà e il ricavato, insieme a quello del crowfounding attivato nei giorni scorsi, verrà donato alla Fondazione Fabrizio Meoni per la costruzione di una scuola nella periferia di Dakar in Senegal. Progetti di solidarietà che Gioele porta avanti con l’associazione e con l’iniziativa Dakar4Dakar sempre nel nome del padre. Con lui ha idealmente concluso a gennaio la sua Dakar. "Con il babbo ci eravamo ripromessi di correrla insieme quando avessi compiuto i diciotto anni. Purtroppo non c’è stato il tempo".
E di lui, dell’indimenticabile Fabrizio, parla il docufilm ‘Nel nome del padre’ proiettato il 1 settembre in anteprima a Venezia, nella sezione ‘Confronti, giornate dedicate ai giovani autori’, dove Gioele racconta la sua storia e il suo sogno in Africa ovvero portare avanti il lavoro di solidarietà iniziato dal padre. "Il docufilm, che propone immagini anche del passato, inedite ed emozionanti, realizzato durante la Dakar del 2024 racconta la mia storia, l’idea di lanciare una raccolta fondi e di realizzare due opere in Africa cosi come avrebbe voluto mio padre" spiega Gioele. "La partecipazione alla gara più dura al mondo è stata per me il mezzo, la beneficenza il fine".
A 19 anni dalla scomparsa del babbo, Gioele ha realizzato quel sogno, con Fabrizio che lo ha accompagnato dentro di sé . Un obiettivo che è riuscito a realizzare, risultando tra l’altro primo tra gli italiani, e guardando con gli occhi gonfi di lacrime di gioia il cielo una volta tagliato il traguardo, abbracciando la moglie e gli amici che lo hanno accompagnato. "Un anno di riprese, tanti contributi, per parlare di una storia, quella che mi ha portato a fare la Dakar e ad avverare il mio sogno. Se volete farmi un regalo fate una donazione alla mia campagna di crowdfunding" sta spiegando sulla sua pagina Instagram. "Mi separerò di un cimelio a me caro, il casco di mio babbo, ma per una giusta causa".