FRANCESCO TOZZI
Cronaca

Capanno da caccia come ristorante. Il Comune: l’edificio verrà demolito

I carabinieri trovarono lo scorso dicembre locali organizzati come una vera e propria attività ricettiva. Finirono nei guai un gruppo di cacciatori per aver edificato tra le colline di Bucine un punto di ristoro.

Capanno da caccia come ristorante. Il Comune: l’edificio verrà demolito

Il capanno venatorio trasformato in ristorante verrà demolito. Lo ha stabilito il comune di Bucine attraverso una apposita ordinanza, che obbliga a rimuovere entro 90 giorni i manufatti oggetto dell’abuso edilizio e a pagare una sanzione pecuniaria di mille euro. In caso di inottemperanza, l’area verrà acquisita dal comune della Valdambra. L’episodio singolare salì agli onori della cronaca nel dicembre scorso, quando un gruppo di cacciatori finì nei guai per aver edificato tra le colline di Bucine un ristorante riservato a clienti selezionati, anziché un deposito come indicato nelle pratiche presentate agli uffici comunali. Furono i Carabinieri della Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura di Arezzo, nel corso della loro azione investigativa, a scoprire il luogo di ritrovo, mentre secondo le dichiarazioni rese dai tecnici che l’avevano progettato e dichiarato come tale, doveva essere un manufatto per esigenze venatorie, costituito da una struttura interamente in legno ad impatto zero, senza opere murarie e pavimenti.

Invece al sopralluogo dei militari si è rivelato essere tutt’altra cosa. I locali erano organizzati come una vera e propria attività ricettiva, immersa in un’affascinante cornice paesaggistica. Erano presenti strutture in cemento con parcheggio, una cucina industriale, celle frigorifere, magazzini, pavimenti in gres porcellanato con tanto di refettorio e dependance, nonché decine di metri di marciapiede. Un luogo, quindi, in cui non mancava nulla e dove, visti i tanti posti a sedere, si svolgevano eventi di grande richiamo tra appassionati di caccia. Tutto però all’interno di una determinata cerchia. Insomma, quello rinvenuto dai Carabinieri non era soltanto un casotto per riporre le doppiette. Immediato fu l’intervento dell’ufficio tecnico del comune di Bucine, che confermò l’assoluta abusività della struttura, consentendo in questo modo ai militari di procedere all’immediato sequestro di tutti i manufatti.

Già all’epoca si ipotizzò l’inevitabile demolizione del complesso. I rappresentanti legali delle due squadre di caccia al cinghiale vennero deferiti all’Autorità Giudiziaria per aver realizzato lavori, opere e manufatti in totale difformità dal titolo edilizio presento allo Sportello unico per le attività produttive di Bucine. I cacciatori invece preferirono non pronunciarsi in merito, anche se dalle parti dell’associazione venatoria il provvedimento fu giudicato sproporzionato rispetto a come si presentava l’immobile. Non era un vero e proprio ristorante aperto al pubblico, ma solo un capanno in legno che fungeva da base d’appoggio per le attività delle due squadre di doppiette e nel quale di tanto in tanto si tenevano anche cene degli iscritti.