
L’intervento di soccorso al ragazzo di 13 anni nella serata di sabato
Arezzo, 3 luglio 2023 – Dal silenzio disarmante del Pratomagno a quello da brividi della sala di rianimazione. L’odissea del ragazzino di 13 anni caduto dal ponte di Annibale attraversa la Toscana e prosegue sul filo della paura. Perché sta ricevendo tutte le cure del caso ed è ricoverato nell’ospedale di punta per il trattamento dei minori. Ma non è ancora fuori pericolo.
Dal Meyer, il gigante pediatrico, filtrano solo i dati essenziali e alla fine sono anche i più importanti. Il tredicenne è, dicevamo, in sala di rianimazione. E quindi in prognosi riservata. Nella caduta ha battuto la testa, in fondo a quel volo di cinque metri dall’arcata nel bosco al greto del torrente. Ed è questo a tenere con il fiato sospeso la famiglia e i suoi amici. Anche se un elemento positivo c’è e tutti se lo tengono stretto: le sue condizioni sono stabili. E’ l’aggettivo che attenua ogni volta, quando possibile, il brivido della terapia intensiva: il segno che il suo fisico sta combattendo, che non si è arreso a quello che gli è successo.
Uno spiraglio, uno spiraglio che dai suoni intermittenti dei macchinari di terapia intensiva sembra tornare indietro, a quel bosco da sempre incantato ma che per una volta pare quasi stregato. Ormai la dinamica dell’incidente è chiara. Il ragazzo insieme ad altri attraversa il selciato del ponte. Un selciato, ci confermano gli esperti, che non presenta alcun pericolo, a differenza di altri punti della montagna. Ma lungo quel percorso c’è una barriera, una palizzata di legno: la tentazione di appoggiarsi è irresistibile ma quella barriera non regge, crolla. E trascina nella caduta il ragazzo.
Il sindaco Enzo Cacioli preferisce il silenzio, forse sul filo di quello della montagna. Dice solo che non aveva mai ricevuto segnalazioni di pericolo da chi era transitato dal Ponte di Annibale: uno dei tanti intitolati al condottiero in Italia, più o meno legati alla sua marcia, un po’ reale e un po’ leggendaria.
Il dato del sindaco trova la conferma di Alessandro Romei, un grande appassionato di montagna e non a caso presidente del Cai Valdarno. "Sì, il ponte è su un sentiero Cai, sentieri sui quali facciamo solo segnature: è una vecchia stradella, non ci hanno mai segnalato problemi. Purtroppo nei sentieri ci sono spallette spesso montate dagli abitanti o da chi le percorre e non sempre sono idonee ad appoggiarsi".
Quella sicuramente no. Semmai la domanda è se una spalletta poco solida non sia più pericolosa di una totale assenza di una barriera: ma di sicuro non stanno certo al Cai gli interventi di manutenzione. Quel ponte conduce da Piandiscò al Pratomagno, sfiora il torrente Resto, lì dove il ragazzino è caduto.
L’arcata di Annibale è sotto sequestro, le indagini sono condotte dalla Pm Emanuela Greco. Starà lei valutare se ci siano responsabilità o se tutto rientra nella componente di rischio di un sentiero di montagna. Il ragazzo era scout ma non è ancora confermato fosse al centro di un’esperienza del suo gruppo: c’è chi parla di un "Grest". Un gruppo estivo, quelle attività parrocchiali che uniscono le varie anime di una chiesa locale, dallo scoutismo agli altri ragazzi. Ma la sostanza cambia poco.
Perché alla fine l’unica cosa che conta davvero è che il silenzio di quella sala di rianimazione venga interrotto da una buona notizia, quella che tutti stanno aspettando. In testa gli amici, testimoni di quella caduta drammatica e fatalmente sotto choc dal pomeriggio di sabato. Tutti innamorati della montagna: e di quel ponte a schiena d’asino e ad una sola arcata, vicino al sentiero della memoria.
La leggenda dice che Annibale vi sia passato con 50.000 uomini, novemila cavalieri e 37 elefanti. E quel ragazzo di 13 anni ha tutto il diritto di farsela raccontare, una volta sveglio.