
Una ragazza aggredita (foto di repertorio)
Arezzo, 21 febbraio 2023 – I primi sospetti li ha avuti entrando alla Cadorna. Perché ha cominciato vedere ragazzi e ragazzini scappare fuori dappertutto, come se la aspettassero. Per poi scoprire che l’aspettavano davvero. Una sorta di agguato, un chiarimento dopo giorni di tensione con un’altra ragazza finito a schiaffi e spinte: e proseguito al pronto soccorso. E’ la denuncia di una mamma, sconvolta dal racconto della figlia: e sulla quale sta indagando la squadra mobile della polizia.
La stessa che nei mesi scorsi ha chiarito in poche settimane il caso delle aggressioni ripetute in centro, tra Corso e Sant’Agostino. E stavolta si trova di fronte ad un fatto ancora più controverso. Lei ha 11 anni, possiamo tranquillamente parlare di una bambina delle medie. Gli altri, almeno sul filo di quanto dice la mamma, sono in gran parte più grandi, tra i 14 e i 15 anni. "E’ successo sabato, poco prima delle 18: non sapevo che sarebbe andata a quell’appuntamento, sennò glielo avrei proibito". Perché le premesse erano partite da lontano. "Una ragazza si era fissata che le volesse portare via il fidanzatino, ma aveva solo ricevuto e risposto a due mail. Da allora era iniziato il tormento".
Parole grosse, offese, quanto di più incompatibile esista con gli undici ma anche con i 14 anni. Sul telefono, perfino con chiamate a più voci. Offese perfino alla mamma, che una volta si era inserita nella conversazione a sorpresa: vedendosi riversate addosso le stesse parole forti. Per tenerla al sicuro le avevano impedito di uscire, le avevano tenuto sotto controllo il cellulare, sperando che il tempo sanasse quella "ferita". Non immaginavano quello che sarebbe successo.
"Ha accettato di vedere quella ragazza per un chiarimento, si è trovata circondata". Lì, in quel piazzale che per una settimana è parcheggio e il sabato sera ribolle. "L’hanno spinta verso le scale antincendio, prima una spinta, poi uno schiaffo, calci mentre cadeva, le hanno tirato i capelli".
Nell’angolo dell’ex caserma ma pur sempre a poche decine di metri dal mondo. Intorno c’è chi colpisce e c’è chi guarda: e probabilmente c’è anche chi riprende tutto con il telefonino, secondo lo stile di chi registra ma non aiuta. Per fortuna parte l’allarme, il gruppo si dirada, la bambina viene accompagnata al pronto soccorso. Entra intorno alle 20, ne uscirà il pomeriggio della domenica, tenuta sotto osservazione. Quasi 24 ore. La prognosi è di sette giorni, quindi niente di grave, ma è dolorante, ha contusioni dappertutto. Forse le più gravi sono quelle che non si vedono, nascoste dentro.
«E’ sotto choc, non vuole più uscire di casa, ci chiede di andare via da Arezzo". Impossibile, qui la famiglia ha la sua vita: ma la "ferita" è calda e non è di quelle che passano subito. "C’era chi chiedeva una cintura per colpirla" insiste la mamma. La denuncia l’ha fatta alla polizia, la mobile sta lavorando dopo aver raggiunto la ragazzina sabato in ospedale. "Erano quasi tutti più grandi di lei".
Altro elemento da chiarire: sotto i 14 anni non sei perseguibile, sopra sì, sia pur dal tribunale dei minori. Stavolta nessuna ombra di baby gang, ma almeno dal racconto una sorta di "branco", fatto di ragazzi e ragazze fuori da qualsiasi giro di piccola criminalità. Lo zainetto con i libri la mattina e le botte al pomeriggio. Intanto girano video su quei momenti di violenza, corrono da un telefonino all’altro: uno è arrivato perfino alla ragazzina. Ma lei non ha bisogno di quelle immagini per ricordarsi tutto.