di Gaia Papi
Un quintale di pesce "non idoneo al consumo umano", ma nonostante questo destinato a finire sui piatti degli aretini amanti del sushi. E’ stato trovato nelle cucine di un ristorante gestito da cinesi del centro cittadino dalla Guardia Costiera di Livorno insieme ai funzionari dell’Asl aretina del dipartimento della prevenzione unità sicurezza alimentare.
Si tratta del primo di una lunga serie di controlli che verranno attivati sul territorio, fanno sapere dalla Guardia costiera. Controlli che prima si sono concentrati sulle coste toscane per poi estendersi nell’entroterra, probabilmente seguendo la scia del pesce commercializzato appena sbarcato. Sono già passate sotto la lente di ingrandimento Pistoia, Siena, Prato, adesso è stata la volta di Arezzo dove, nella "rete" dei controlli periodici è caduto un ristornate. L’obiettivo è la tutela della risorsa ittica e la garanzia delle informazioni al consumatore. E ovviamente, questa è materia dell’Asl, la salute pubblica.
Nel corso degli accertamenti all’interno del ristorante sono state riscontrate diverse tipi di irregolarità: è risultata carente o in qualche caso completamente assente la documentazione di accompagnamento dei prodotti ittici, un particolare non da poco, fondamentale per la vigilanza igienico-sanitaria del prodotto.
Gli ispettori della Guardia costiera insieme a un veterinario e due tecnici della Asl, dopo aver visionato alcuni filetti di salmone e tonno pronti per essere utilizzati per le pietanze crude, hanno passato al setaccio le celle-frigorifero: qui sono stati trovati prodotti privi di tracciabilità e di dubbia provenienza. Gravi irregolarità sulla gestione degli alimenti, è quanto è stato riscontrato dall’autorità sanitaria. Per questo è stata disposta la chiusura temporanea del ristorante. La riapertura sarà possibile solo al momento del ripristino delle condizioni di idoneità per conservare e somministrare i prodotti ittici. "Quelli trovati nelle celle frigo avevano un odore nauseabondo, anche il colore era molto lontano dal pesce fresco che viene pubblicizzato. Il rischio per la salute umana è molto alto" spiegano dalla capitaneria livornese. Il quintale di merce risultata "non idonea al consumo umano" è stata sottoposta a sequestro sanitario e al responsabile sono state inflitte sanzioni amministrative per un totale di 3.500 euro. Un vincolo amministrativo che impone la chiusura del locale per il tempo necessario ad adeguarsi alle prescrizioni, condizione che verrà valutata dopo una nuova ispezione.
"I controlli iniziati da qualche settimana nell’entroterra toscano, nei prossimi giorni andranno avanti nell’aretino" hanno spiegato dalla capitaneria livornese. Al centro delle ispezioni condotte insieme agli esperti della Asl c’è la tutela della salute, bene primario.