Blitz in un’azienda orafa. Trenta operai al nero. Scattano sigilli e denunce

Nei guai il titolare sorpreso dai carabinieri: lavorava fuori da ogni regola. L’attività era aperta da pochi giorni e produceva semilavorati in conto terzi.

Un’azienda orafa con dipendenti tutti al nero. L’hanno scoperta i carabinieri del nucleo ispettorato del lavoro e della compagnia di Arezzo che hanno identificato 34 lavoratori tutti irregolarmente impiegati. Tra questi, sono 15 i lavoratori risultati al controllo in nero, 16 con visto non idoneo all’assunzione e 3 i clandestini senza regolare permesso di soggiorno.

A portare avanti il controllo, oltre ai carabinieri, c’era anche personale dell’Ispettorato del lavoro di Arezzo e dell’Inps che hanno rilevato numerose violazioni in materia di igiene e sicurezza sui luoghi di lavoro, tre le quali l’omessa redazione del documento valutazione del rischio, la mancata formazione dei lavoratori, la mancanza dei requisiti minimi di legge sui luoghi di lavoro, l’omessa adozione delle misure di prevenzione incendi.

Il titolare della ditta è stato denunciato, inoltre, a causa le violazioni riscontrate ed all’impiego irregolare dei 34 lavoratori presenti, è scaturito il provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale. Sono state anche elevate multe per quasi 14 mila euro, sanzioni amministrative per 109 mila euro e recuperi previdenziali per 87 mila euro. Sono ancora in corso ulteriori accertamenti, per meglio delineare le violazioni riscontrate. Un totale di oltre 200 mila euro di sanzioni per il titolare dell’azienda, dunque. Denunciati inoltre i tre lavoratori extracomunitari non in regola con il permesso di soggiorno. Per l’amministratore è scattato inoltre il provvedimento di sospensione dell’attività.

La proprietà, secondo quanto emerso, è riconducibile a un cittadino del Bangladesh di 31 anni: tutti gli operai sono connazionali. L’azienda si trova nella zona tra via Calamandrei arriva fino a Molin Bianco, dove, nel recente passato ci sono stati alcuni clamorosi colpi, tra tentati e portati a termine. L’azienda completamente abusiva, a quanto si apprende, era aperta da pochi giorni e lavorava per conto terzi, realizzando semilavorati in oro, argento e altri preziosi.

Il lavoro sommerso nel nostro Paese riguarda quasi 3 milioni di persone, pari a un tasso di irregolarità del 12%, di cui un quarto attive nel lavoro domestico. Un fenomeno che il Piano nazionale per la lotta al lavoro sommerso, pubblicato dal ministero del Lavoro, si prefigge di contrastare nel prossimo triennio anche tramite il raggiungimento di due obiettivi quantitativi consistenti nell’aumento, entro il 2024, del 20% delle ispezioni effettuato nel periodo 2019-21 e la riduzione del lavoro sommerso di almeno 2 punti percentuali nei settori oggetto del piano.

Secondo il Piano, che riporta dati Istat, nel lavoro domestico l’indice di irregolarità supera il 50% e in questo settore si contano un quarto degli addetti non in regola.