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Cronaca

Blitz alla Fontana di Trevi. Assolta attivista aretina di "Ultima Generazione"

Imbrattarono il monumento con il carbone vegetale: "Ma non ci furono danni". La studentessa Beatrice Pepe tra i militanti per l’ambiente fermati a Roma.

L’aretina Beatrice Pepe, classe 2000, laureata in Scienze Politiche ed ex attivista del movimento, è tra i nove assolti per l’atto dimostrativo che vide i militanti di Nuova Generazione imbrattare con del carbone vegetale la Fontana di Trevi. Pepe, prese parte anche ad altre iniziative salite a onor di cronaca.

L’aretina Beatrice Pepe, classe 2000, laureata in Scienze Politiche ed ex attivista del movimento, è tra i nove assolti per l’atto dimostrativo che vide i militanti di Nuova Generazione imbrattare con del carbone vegetale la Fontana di Trevi. Pepe, prese parte anche ad altre iniziative salite a onor di cronaca.

di Luca AmodioAREZZO"Il fatto non sussiste". Si è chiuso così, con l’assoluzione piena, il processo che vedeva imputati nove attivisti di Ultima Generazione per il blitz dello scorso maggio alla Fontana di Trevi. Tra loro anche l’aretina Beatrice Pepe, classe 2000, laureata in Scienze Politiche ed ex attivista del movimento. Il tribunale monocratico di Roma, giudice Alfonso Sabella, ha accolto la richiesta della Procura e stabilito che non ci sono stati danni al bene culturale.

Riconosciuta anche la particolare tenuità del fatto per il primo capo di imputazione. Quel giorno gli attivisti versarono un liquido nero a base di carbone vegetale nell’acqua della fontana, srotolando uno striscione con la scritta "non paghiamo il fossile" e urlando "Il nostro Paese sta morendo". Un mese e mezzo prima, una protesta simile aveva coinvolto anche la Fontana della Barcaccia in piazza di Spagna.

Per Beatrice Pepe quella manifestazione è stata solo una delle tante iniziative portate avanti in quel periodo con Ultima Generazione. In un’intervista rilasciata l’anno scorso a La Nazione aveva raccontato: "Da un anno faccio azioni di disobbedienza civile non violenta. Finora ho fatto circa una decina di blocchi. Non c’è alcun divertimento a bloccare le strade o stare in Commissariato. Prima di queste mobilitazioni ho provato con petizioni, cortei autorizzati, lettere aperte. Ma non sono serviti a niente". Il blitz alla Fontana di Trevi rientrava proprio in questa logica: un gesto dimostrativo pensato per attirare l’attenzione sulla crisi climatica. Il carbone vegetale, come hanno confermato le perizie tecniche, non ha provocato danni permanenti al monumento, fattore determinante per la decisione del giudice.

Non era stata l’unica esperienza giudiziaria per la giovane ex attivista. Qualche mese prima, Pepe aveva partecipato a un blocco dell’autostrada A14 Bologna-Taranto. Anche lì la protesta era stata condotta in modo non violento: gli attivisti si erano seduti in mezzo alla carreggiata, bloccando per alcuni minuti il traffico. Arrestati, avevano trascorso tre giorni in carcere. Successivamente, per Pepe era scattato un obbligo di dimora di due mesi e mezzo a Cortona.

"Ci siamo seduti in strada per creare un conflitto che generasse dialogo", aveva spiegato sempre a La Nazione. "Non volevamo far male a nessuno. Ma per il giudice eravamo pericolosi per la società e inclini alla reiterazione del reato. Non è la vita che avrei voluto. Preferirei una fedina penale pulita e un futuro normale. Ma in questo momento la priorità è salvare il pianeta".

Il metodo di protesta scelto da Ultima Generazione continua a dividere. "Sicuramente all’automobilista bloccato nel traffico non fa piacere quello che facciamo", aveva ammesso Pepe. "Ma se capisci l’importanza della causa, il metodo non dovrebbe essere un ostacolo. Noi non diciamo che il nostro sia l’unico modo giusto per protestare. Chiunque voglia contribuire con altri metodi è il benvenuto. Ma il punto è che le forme di protesta tradizionali non bastano più. E i cittadini che si allontanano da noi per questo, forse erano già lontani dalla causa."