
Gino Severini, come è noto, ha amato molto Cortona, dove è nato il 7 aprile del 1883, morendo a Parigi nel 1966. Grazie alla curatela della figlia, Romana Severini (nella foto), alla quale la città etrusca ha dato la cittadinanza onoraria, e di Daniela Forti, la città di Cortona, con un vero e proprio atto di amore, celebra il proprio illustre concittadino, artista "dotato di multiforme ingegno", ripercorrendo la sua biografia e la sua incredibile attività nelle nuove tre sale a lui dedicate all’interno del percorso espositivo del Maec.
È questa una grande operazione, pensata nel 2014 e portata a compimento dall’attuale assessorato alla cultura, che ha visto anche un arricchimento della collezione Severini grazie alle donazioni fatte dalla figlia. Nella prima sala i temi sono la famiglia e i rapporti che Severini ha avuto con Cortona, da dove è partito diciottenne per tornarvi nel 1935 con la moglie Jeanne Fort, sposata a Parigi nel 1913, oltre che negli anni della vecchiaia. Dal matrimonio sono nati Gina, che ha sposato Nino Franchina, Romana e Jaques, morto prematuramente ma reso eterno insieme alla madre nel dipinto della “Maternità“ del 1916, capolavoro visibile nella prima sala.
Nella seconda, divisa in due parti, è il museo immaginario che riassume i temi preferiti di Severini, dalla danzatrici alle maschere della commedia dell’arte, e la video proiezione con immagini dei suoi capolavori dal 1903 al 1960. La terza sala presenta l’atelier dell’artista, oltre alle opere religiose, ricordando la Via Crucis lungo via Santa Margherita, realizzata tra il 1945 e il 1946. Nella sala medicea è visibile il documentario su Gino Severini “Bisogna fare cantare i colori“, realizzato da Irene Pantaleo e da Lia Polizzotti.
Liletta Fornasari