Bentornata Fiera: invasione del Prato, è la prima edizione da ottobre

Almeno 180 al rientro, petizione tra i banchi . Assessore Chierici: «Ritorno in centro? Prima possibile: ma dimostriamo di meritarcelo»

FIERA ANTIQUARIA DI SETTEMBRE_7884307_155509

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Arezzo, 1 maggio 2021 - Chi si rivede: la Fiera. Lei, la strabiliante invenzione di Ivan Bruschi, la manifestazione che in oltre 50 anni ha dimostrato non solo di funzionare ma una regolarità unica. Tra alti e bassi, certo, ma comunque capace di mese in mese di trainare qui ad ogni edizione almeno ventimila persone. Stavolta sbarca con le cicatrici addosso e i cerotti dappertutto: è ferma da ottobre, il mese del rientro in centro, allora non completato solo per la concomitanza con il ballottaggio e quindi con le urne.

Da allora buio, buio pesto. Espositori costretti a incasso zero, a sporadiche edizioni dei comuni più coraggiosi ma minori della nostra. No, tra le grandi Fiere forse è la prima a ripartire. Riparte dal Prato, lì dove nel giugno 2020 i reduci del lockdown si aggiravano come a scoprire un altro mondo. Ma stavolta non c’è un accordo scritto per rimanere sul tetto della città fino a settembre.

No, il rientro in centro potrebbe arrivare prima, se si creeranno le condizioni. «Ma per ora l’importante è ripartire» commenta con un sospiro di sollievo l’assessore Simone Chierici, da ottobre assessore alla Fiera ma solo oggi alla sua prima edizione. «Siamo tutti d’accordo, in testa lo stesso Prefetto: è una manifestazione che deve tornare in centro prima possibile. Ma dobbiamo meritarcelo».

Per questo ha lavorato con la prefettura e la polizia municipale in testa sulle condizioni di sicurezza. Rispetto ad un anno fa mancano gli artigiani e i creativi: allora erano nel parco della Rimembranza, stavolta no,. I numeri nessuno li fa: i segnali dagli espositori sono esaltanti. Ma qualcuno dubitava che chi è fermo da mesi senza lavorare avrebbe subito acceso i motori? Impensabile.

Dovremo essere almeno intorno a quota 180. La spunta non c’è ma chissà che in qualche modo chi arriva, fatte salve le distanze di sicurezza, non trovi comunque da far bene. Tra i banchi, alla luce dei boatos che qua e là si accendono, dovrebbe girare una petizione per il ritorno in centro. Ma non è detto che gli espositori la firmino subito;: la pandemia ha insegnato loro ad essere compatti.

Sul tavolo delle scelte vogliono contare. «HO ricevuto e riceverò chiunque me lo chieda e sarò in Fiera» promette Chierici. Gli espositori vogliono come tutti ritrovare il loro percorso ma senza «mutilazioni» ed uno dei nodi da sempre più scoperto è quello di via Guido Monaco, da tenere a doppia fila. E’ chiaro che per il centro la dislocazione al Prato è infelice: eppure i più ci credono e apriranno, compreso il Caffè dei Costanti in piazza San Francesco.

Già ieri sera i primi espositori hanno cominciato a montare i banchi. Già ieri sera qualche struttura di quelle a zero letti occupati ha riaperto le stanze. Il punto interrogativo è quello dei turisti: la zona gialla permette gli spostamenti,. la previsione è che almeno dalla Toscana qualcosa si possa muovere. Il Comune sta studiando agevolazioni per gli espositori, nel piano «Arezzo non molla».

Ma loro la prima cosa che chiedono è continuità almeno nei mesi estivi. Chierici tiene nel cassetto le idee di rilancio, gli interventi sul percorso, le collaterali. Da due giorni ha un altro innamorato della Fiera, Beppe Angiolini, in un posto strategico. Il presidente, pur in scadenza, della Fondazione Marcello Comanducci ha cominciato a presentare i progetti sul medio periodo. La prima riforma decisiva sarebbe il bel tempo: no, un acquazzone dopo sette mesi sarebbe davvero troppo. Lassù qualcuno ci amerà?