
Un collettivo rivendica il gesto rimasto finora anonimo. "Ci piacerebbe venisse riappesa, sennò ridatecela, la mettiamo altrove"
Una bandiera palestinese issata sulla torre di Palazzo Cavallo. Ha sventolato, se pure per poco, accanto al vessillo europeo, al tricolore e alla bandiera con il Cavallino. L’episodio, avvenuto giovedì scorso, aveva attirato l’attenzione dei passanti e sollevato interrogativi sulla sua origine. Ora arriva la rivendicazione. A firmarla è il collettivo "Arezzo per Gaza", che rompe il silenzio e si assume la paternità simbolica – e collettiva – dell’azione. "Sì, siamo stati noi" scrivono in una nota. "Ma chi siamo "noi"? Siamo tutti quelli che avrebbero voluto farlo, quelli che l’hanno fatto, quelli che non possono stare in silenzio di fronte a un genocidio".
Una firma plurale e dichiaratamente militante, che trasforma il gesto in un atto politico corale, destinato ad aprire un nuovo fronte di dibattito. "Abbiamo appeso bandiere alle nostre terrazze e finestre. Che aumentino. Che diventino voce e volto di un popolo oppresso", prosegue il comunicato. E il gruppo che rivendica l’atto dimostrativo, lancia anche una provocazione all’amministrazione comunale: "Ci piacerebbe che rimettesse quella bandiera. Altrimenti, almeno ce la restituisca: in mano nostra tornerà a sventolare, da qualche altra parte".
"Arezzo per Gaza" ha definito il gesto "un segnale simbolico e necessario", inserito in un contesto di mobilitazione locale che già da mesi propone iniziative sul tema. In città si sono tenuti presìdi, fiaccolate, assemblee pubbliche e appelli rivolti all’amministrazione affinché prenda posizione sul conflitto in corso. Ultima iniziativa in ordine temporale la contestazione, pacifica, all’ingresso della Fortezza all’indirizzo di Cruciani e Parenzo, protagonisti della Zanzara e ospiti di una serata negli spazi del bastione.
L’amministrazione comunale, con una nota ufficiale, il giorno in cui la bandiera aveva fatto la sua comparsa, aveva preso le distanze dall’episodio, precisando che l’accesso alla torre è riservato esclusivamente a sindaco, vicesindaco, assessori e consiglieri comunali, oppure consentito previa richiesta autorizzata. "Il Comune procederà a verificare la sussistenza di eventuali responsabilità personali" avevano scritto in una nota ufficiale da palazzo Cavallo.
L’atto era stato definito "irregolare" dal punto di vista procedurale, ed erano scattati accertamenti interni per chiarire quanto accaduto e cercare eventuali responsabilità personali. Non è la prima volta che la questione israelo-palestinese irrompe nel dibattito cittadino. Già in passato il tema ha trovato spazio nella cronaca locale attraverso manifestazioni pubbliche e interventi di singoli cittadini e realtà associative.
Gaia Papi