Salvatore Mannino
Cronaca

Campo di Marte, il ventre di Arezzo: il clochard morto dopo lo spaccio e le aggressioni

Era un serbo di soli 42 anni, alcolizzato, frequentatore di dormitori ed enti di volontariato. Ma la zona che fu elegante e chic resta sotto assedio

Il ritrovamento del clochard morto

Arezzo, 23 ottobre 2018 - LUI, PER testimonianza unanime, non aveva mai dato noia a nessuno. Arrivava la sera e piazzava le sue poche cose sopra la grata del palazzo ex Standa, dal lato di via Leon Battista Alberti. Giusto per dormire sì all’aria aperta ma almeno col soffio caldo che arrivava dagli scantinati del supermercato. La sua morte (naturale a prima vista) riapre tuttavia il caso Campo di Marte.

Perchè non bastavano gli spacciatori piazzati strategicamente fra i giardini e le gallerie di un palazzone nato come residenza della buona borghesia aretina, non bastavano i bar crocevia della droga, non bastavano le cancellate volute dal Comune per garantire almeno un minimo di sicurezza, non bastavano i racconti della regista tv Francesca Montaini giunta fino ai microfoni Rai per raccontare di come i pusher l’avevano aggredita sotto casa. A dire del caos che avvilisce una zona un tempo elegante e chic ci voleva anche la morte improvvisa di un barbone. Dragan Milenkonvic, serbo, senza tetto storico, 42 anni appena e una vita devastata dall’alcool, l’hanno trovato già freddo ieri mattina intorno alle 10.

E’ stato un agente della municipale fuori servizio ad accorgersi che non stava dormendo, come sempre avvolto alla meglio in cartoni e vecchi stracci, ma che un malore l’aveva fulminato nel corso della notte.

LA TELEFONATA immediata al 118 è servita a ben poco, se non a scatenare il solito giro di ambulanze, medici, forze dell’ordine, polizia municipale. L’ipotesi più probabile è che a un fisico già minato da una vita sregolata possano essere stati fatali insieme l’abuso continuato dell’alcool e il primo freddo di stagione. Alla Fraternita Bindi, che assiste i clochard con il suo centro diurno nella zona di San Domenico, raccontano che fosse un frequentatore abituale della struttura oltre che del dormitorio comunale aperto da novembre ad aprile. Gli avevano offerto il conforto di una doccia, di un pasto caldo e di qualche vestito di ricambio, avevano anche cercato di convincerlo a disintossicarsi ma senza successo. Fine di un’esistenza disgraziata, come era successo il 18 settembre, a un altro barbone, Fabrizio Meozzi, schiantato da un infarto sulle scale anti-incendio della Cadorna.

UN PERICOLO, quello di finir male, che è connesso alla vita di strada, ma l’altro rischio è quello di Campo di Marte sempre più esposta alle miserie del degrado urbano. Quasi una metafora della società: di sopra, ai piani alti, una città abbiente e benpensante che vive ormai sotto assedio perenne, di sotto, al piano della strada, il ventre di Arezzo: gli spacciatori, i delinquenti da due soldi, i violenti, i tossici raccolti attorno alla farmacia, gli alcolizzati e adesso anche i clochard. Un pugno di sciagurati senza tetto nè legge che paiono usciti da un romanzo d’appendice dell’800. Invece è tutto vero, altro che Arezzo 2.0.