LILETTA FORNASARI
Cronaca

Anno di Napoleone, un gioiello da riscoprire

A Casa Bruschi il ritratto di Teresa Mozzi, definita la "Belle Italienne" alla corte di Bonaparte: era stato realizzato da Pietro Benvenuti

di Liletta Fornasari

Il 2021 vede le celebrazioni del secondo centenario della morte di Napoleone, che anche nella nostra città senza dubbio possono diventare occasione di numerose iniziative, anche virtuali. Tra i meravigliosi tesori conservati nel museo di Casa Bruschi incontriamo una dama, protagonista all’epoca, che ancora può raccontare qualcosa. Tra tutti i volti che incontriamo nei quadri del museo spicca la bella ed elegante effigie di Teresa Mozzi del Garbo, ritratta dal noto Pietro Benvenuti nel 1817 con in braccio il figlio Giulio Adolfo all’età di due anni.

Si tratta di una nobildonna celeberrima in Europa per la sua bellezza, al punto tale che George Byron visitando il palazzo de’ Mozzi a Firenze si inginocchiò preso di ammirazione davanti al quadro. Alla corte di Napoleone era chiamata la “belle italienne”, Teresa era figlia di del marchese Filippo Guadagni ed era nata a Firenze 4 dicembre del 1790.

Andata in sposa nel 1807 con il conte Pier Giannozzo Mozzi Del Garbo, fu dama di onore presso la corte di Elisa Baciocchi e come tale rappresentata nella grande tela, oggi a Versailles, con la Granduchessa con la sua corte e circondata da artisti . Dal marito Teresa ebbe tre figli, Luisa Maria sposatasi con il marchese Leonardo Bartolini Salimbeni, Clementina coniugata con il cavaliere Magnani e Giulio Adolfo, nato nel 1815 e artefice del dissesto economico della famiglia.

Dal matrimonio della seconda figlia nacque Alfonsina, che andò in sposa al conte Bombiccio Pontelli , cui invece va il merito di avere salvato almeno una parte del patrimonio. Il dipinto oggi in Arezzo, costò al conte Mozzi del Garbo, grande estimatore di Benvenuti, di cui possedeva anche altri dipinti, la somma di centotrenta zecchini. Al momento della morte di Teresa, avvenuta nel 1844, nello stesso anno di Benvenuti, ella stessa lasciò il quadro al nipote Cavaliere Luigi Bombicci. Confidenziali erano i rapporti tra la bellissima contessa e Pietro Benvenuti, come attesta una lettera speditale da quest’ultimo da Livorno in data 21 aprile 185. Benvenuti era stato incaricato dalla nobildonna di acquistare alcune stoffe e l’artista nella missiva si prodiga a dare informazioni. In casa Bombicci il quadro è rimasto fino al 1972. Della nobildonna, oltre alla bellezza e alla dolcezza con cui è stata ritratta dal grande artista aretino, immaginandola come una Madonna di Raffaello, senza togliere nulla alla sensualità evocata dallo sguardo, colpisce il rosso dell’abito.

Il modello del quadro è ancora impostato su modello francese di gusto empire e la dama seduta con la tenda che si apre, lasciando intravedere lo sfondo, pare una elegante e moderna Fornarina. Nel palazzo fiorentino dei Mozzi del Garbo, acquistato insieme alla collezione di quadri, della quale però il nostro quadro non ne faceva più parte, dalla principessa Wanda Schonaich-Carolath, importante era la presenza del Giuramento dei Sassoni, dipinto da Benvenuti per Napoleone, da lui recuperato a Parigi nel 1815 e poi venduto al conte fiorentino.