
Daniele Mazzetti
Arezzo, 6 giugno 2021 - Il dominus è lui, Daniele Mazzetti, anni 61 ad agosto, arrestato con Alessandro Corsetti e Letizia Beoni nell’ambito dell’inchiesta sulla cooperativa Agorà. Personaggio controverso, «accentrava ogni cosa» raccontano i suoi collaboratori alcuni dei quali usciti per insanabili divergenze. «Ha fatto tutto per difendere la cooperativa» replicano altre fonti. Mazzetti si presenterà mercoledì davanti al Gip Lombardo per l’interrogatorio di garanzia, venerdì toccherà a Corsetti e Beoni, per Vasai e gli altri solo indagati si dovrebbe andare alla prossima settimana.
Ma è sulla figura del vero gestore che si appuntano le principali attenzioni. «Appena sono entrato - spiega agli inquirenti un ex dirigente interrogato sulle alle attività della cooperativa - mi sono reso conto che chi prendeva le decisioni era Daniele Mazzetti che non figurava formalmente nell’organigramma societario... Chi decideva di prendere o meno un appalto. chi assumeva e selezionava il personale era sempre lui».
Dall’ex dirigente esce fuori il ritratto di una sorta di padre padrone: «Non potevo manifestare alcun dubbio o perplessità perché non si poteva mettere in discussione l’operato del Mazzetti, considerato che in qualche occasione a chi lo criticava toglieva premi, benefit o addirittura veniva allontanato». Lui, insomma, a fare e disfare in un tourbillon di cooperative, di fallimenti, di ricostituzioni.
Ma anche una corsa a tappare buchi, riferiscono altre fonti «perché la sua preoccupazione è che la macchina marciasse e che gli stipendi al personale fossero pagati». Tra l’altro, nessun arricchimento si dice ancora, lui vive in una casa isolata con la compagna, senza lussi e senza ostentazioni. Insomma, se maneggi ci sono stati - si insiste - erano finalizzati a tenere insieme il gruppo pur in mezzo a mille difficoltà finanziarie.
E però non c’è solo l’aspetto giudiziario, in questo momento a preoccupare sono anche e soprattutto le sorti dei dipendenti. «Se non paghiamo le bollette, la prossima settimana ci staccano tutto» è l’appello che arriva dal una Rsa. Un appello raccolto dalla Cgil, «ci preme di stare vicino ai lavoratori, disorientati per quello che sta succedendo» è il messaggio del sindacato che negli anni ha affrontato numerose vertenze con il gruppo.
«I lavoratori sono un patrimonio importante del sistema dell’assistenza alla persona a cui il territorio non può fare a meno... potrebbero addirittura continuare a dar vita al sistema Agorà, in quanto molti sono soci della cooperativa». E se gli «addebiti fossero totalmente riscontrati», allora « ci sarebbe bisogno della partecipazione di tutti, affinché il patrimonio umano e immobiliare diventi garanzia di continuità» Quindi subito «un confronto con le istituzioni per dare garanzia occupazionale».