Addio Zillone, campione di simpatia. Fu sparring partner di Cassius Clay e professionista nei pesi massimi

Pietro Besi avrebbe compiuto 84 anni a luglio, se n’è andato con accanto la sua compagna di vita Lola. Negli anni Cinquanta aveva scoperto per caso la boxe ed era stato riserva alle Olimpiadi di Roma 1960.

Addio Zillone, campione di simpatia. Fu sparring partner di Cassius Clay e professionista nei pesi massimi

Addio Zillone, campione di simpatia. Fu sparring partner di Cassius Clay e professionista nei pesi massimi

Il pugilato come sport e come necessità, la bontà e la generosità come doti, l’allegria come filosofia di vita e l’amicizia come valore assoluto. Questa l’eredità che ci lascia Pietro Besi, il popolare "Zillone", professionista nei pesi massimi dal 1964 al 1973, che è stato uno fra i più grandi campioni dello sport della provincia di Arezzo. Se n’è andato nella notte fra sabato e ieri, assistito fino all’ultimo istante da Silvana, la fedele compagna di vita alla quale era legatissimo e che con affetto chiamava "Lola". La legge della vita lo aveva messo alle corde da qualche mese, prima di un ko che in queste settimane era di fatto annunciato. Pietro avrebbe compiuto 84 anni il prossimo 31 luglio e tutti ricordiamo ancora la bella festa in piscina di quell’estate del 2020, quando festeggiò l’80esimo compleanno. Un vulcano di vita che aveva un sorriso e una battuta pronta per tutti. Negli anni ’50 aveva scoperto per caso il talento per la boxe: tanti sacrifici per arrivare al titolo toscano, a quello tricolore militare nel 1961 e al terzo posto nel ranking nazionale dei dilettanti con manager l’aretino Enzo Boschi.

Da quella tuta verde cangiante che indossava da ragazzo e che aveva lo stesso colore della "zilla", innocuo insetto, nacque il soprannome che si è portato appresso per sempre. Nel 1960 era stato la riserva di Francesco De Piccoli (oro) alle Olimpiadi di Roma, nelle quali finì con il diventare lo "sparring partner" voluto dal più grande di sempre: Cassius Clay, visto che Italia e Stati Uniti dividevano la palestra degli allenamenti. Poi, il 15 novembre 1964 la sua grande impresa: il successo ai punti sul tedesco Hans Huber (argento a Tokyo) in un palasport di Berlino infuocato; successo che gli valse l’immediato passaggio al professionismo con esordio vittorioso il 26 dicembre successivo a Selci Umbro nel match contro l’austriaco Friedrich Mayr. Il pugilato aveva segnato l’affermazione di un giovane nato non certo ricco, che adesso girava per tutta Europa, sfidando i "big" di allora (Patterson, Echevarria, Jacobsen e gli italiani Dante Canè, Ermanno Festorazzi e Bepi Ros), ma che aveva nel cinema Iris del Borgo il teatro dei suoi incontri.

Una quarantina in totale nel suo bilancio, dei quali una trentina lo hanno visto prevalere. In quel periodo, la notorietà lo portò anche a recitare la parte di attore in un film, "Un uomo di facile", dedicato alla vita del pugile Tiberio Mitri e lui lavorò a fianco di Giovanna Ralli e Maurizio Arena. Grande amico di Nino Benvenuti, Pietro era al Madison Square Garden di New York quando conquistò la corona iridata dei medi battendo Emile Griffith il 17 aprile 1967. "Quando muoio, non voglio tristezza; anzi, dovete ricordarmi sempre con allegria", ci aveva pregato. Un domani sarà così, ma adesso ci risulta francamente molto difficile. Alle 15 di oggi, in cattedrale, l’ultimo saluto.