
di Federico D’Ascoli
La riservatezza era il suo marchio di fabbrica. Cercare interviste o discorsi in pubblico dell’ingegner Giovanni Manneschi, morto ieri a 90 anni dopo una breve ma inesorabile malattia, è come cercare un ago in un pagliaio. Per uscire dalla nebbia di silenzio che difende il fondatore della Ceia, colosso dei metal detector a livello planetario, dieci anni fa servì Ken Rutherford, premio Nobel per la pace, arrivato nel quartier generale di Viciomaggio per saperne di più dei nuovi macchinari per bonificare i campi minati nelle zone di guerra. Visita che fece accendere per qualche tempo i riflettori su una delle aziende aretine capaci di fare utili scommettendo sulle proprie eccellenze.
Fino all’ultimo dei suoi giorni, chiedere un colloquio con il presidente della Ceia significava rimbalzare contro un muro ovattato di impenetrabili dinieghi: "Spiacenti, ma l’ingegnere non è interessato a rilasciare interviste", ripetevano cortesi gli addetti alle relazioni esterne.
Eppure Manneschi è un aretino da raccontare. Dopo aver lavorato per anni alla Sacfem, il Fabbricone, aveva fondato la Ceia (sigla che sta per Costruzioni elettroniche industriali automatismi) nel 1962, sfruttando il brevetto di un macchinario per l’industria tessile in grado di scoprire frammenti di metallo nei tessuti. Con il passare degli anni ha fatto sì che quell’azienda familiare diventasse leader mondiale dei metal detector per la sicurezza e dei sistemi radar anticollisione. L’Onu, all’inizio degli anni Duemila, l’ha selezionata come fornitrice di strumenti per lo sminamento in Afghanistan e in altri parti del pianeta disseminate di ordigni letali. I metal detector made in Viciomaggio oggi sono in quasi tutti gli aeroporti del mondo, insieme a tutti gli altri prodotti che ispezionano i passeggeri: come l’analizzatore elettromagnetico di liquidi o il dispositivo automatico per il controllo dei cargo.
Il pallino di Giovanni Manneschi erano i brevetti. Sono decine quelli depositati che hanno fatto diventare quelle quattro lettere, Ceia, un acronimo familiare sui tornelli degli stadi di calcio, delle banche, degli aeroporti e dei tribunali. Fino alla Casa Bianca che ha puntato su Ceia dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre.
Dal 1984 l’azienda è nel moderno stabilimento di Viciomaggio che si estende su circa 15 mila metri quadrati. Il gruppo oggi è presente attraverso Ceia International nel mercato francese, con uffici a Parigi, e nel mercato statunitense, con una filiale a Cleveland. Un imprenditore che ha fatto la gloria di Arezzo.
I funerali di Giovanni Manneschi saranno celebrati oggi alle 15 in Duomo.