"Terrorismo, spaccio e abusivi: siamo pronti a un autunno caldo"

l questore Bernabei: "Reati in calo, ma resta alta la percezione del disagio. I tanti immigrati non aiutano"

Il questore Gianfranco Bernabei

Il questore Gianfranco Bernabei

Pisa, 24 agosto 2014 - «LA NOSTRA missione è duplice e per questo difficile: frenare furti, scippi, spaccio, borseggi, ma anche la percezione diffusa di un forte disagio. Entrambi i fronti sono decisivi: vogliamo garantire la sicurezza, ma vogliamo anche che i cittadini si sentano sicuri. E i due aspetti a volte non vanno di pari passo». Gianfranco Bernabei, questore di Pisa, seduto nel suo ufficio di via Lalli sfoglia i numeri dei reati di metà estate e dice di essere soddisfatto. Pisa non è una metropoli, ma resta una città difficile: tanti turisti, molti immigrati, alte emergenze sociali, diversi obiettivi sensibili costituiscono una miscela da maneggiare con cura. Il segreto è impedire che gli elementi critici facciano reazione. Soprattutto di fronte all’insofferenza dei cittadini, che quasi ogni giorno si fanno sentire chiedendo più sicurezza.

Questore, lei parla di «percezione della sicurezza» come di un dato molto importante. Sta di fatto che la città non sembra essere vista, da chi la abita, come priva di pericoli, tutt’altro...

«E’ un aspetto di cui sono consapevole. Però, per fare un’analisi onesta, vorrei partire da dati certi. E i numeri di luglio ci dicono che, rispetto allo stesso mese del 2013, sono in calo i furti, compresi quelli in abitazione, e che gli scippi hanno subito un tracollo del 61%. Le rapine sono in calo addirittura dell’82%. Di contro, è vero, abbiamo un aumento dei borseggi ( che da 101 sono passati a 137, ndr) e dei furti nelle auto in sosta. Ma nel complesso il bilancio resta positivo. Anche perché molto positivo è il trend dei reati veramente gravi, quelli che minano la serenità sociale. Voglio dire questo: omicidi, tentati omicidi, lesioni sono ormai molto meno frequenti. E questa è una grande fortuna, oltre che un’importante vittoria».

Torniamo alla percezione della sicurezza. E’ una questione importante, perché le opinioni dei cittadini certificano una realtà un po’ diversa da quei dati. In tanti, ad esempio, confessano di avere paura, soprattutto la sera.

«La causa sta soprattutto nell’importante flusso di immigrazione che interessa Pisa e la sua provincia. La semplice presenza del ‘diverso’ favorisce una percezione di insicurezza. Vediamo le strade e le piazze piene di stranieri ed extracomunitari ed avvertiamo un senso di disagio».

Semplici impressioni?

«No, naturalmente c’è anche un dato reale. La dimostrazione sta nel fatto che la grandissima parte della nosta popolazione carceraria è costituita da stranieri».

Un aspetto che però riguarda un po’ tutto il nostro Paese...

«Sì, il problema è comune, perché il forte flusso di extracomunitari coinvolge l’intero territorio nazionale. Nel nostro caso, però, abbiamo un elemento in più: Pisa è una grande città d’arte. E dunque è una meta assai appetibile per chi intende delinquere e dedicarsi a furti, scippi, borseggi...».

Notizia dell’altro giorno, riportata dal nostro giornale: un ladro arrestato due volte in due giorni. Significa che dopo essere stato catturato la prima volta, è stato subito rilasciato. Tutto normale?

«Questo è il vero problema: i reati di cosiddetta microcriminalità hanno sanzioni poco efficaci. Così che l’effetto deterrente della pena risulta praticamente nullo. L’origine di questo fenomeno sta anche in alcuni recenti provvedimenti normativi, che hanno l’obiettivo di alleggerire le carceri, ma che rischiano di trasformare il sovraffollamento in un problema di polizia ».

Fatta una sintesi delle principali emergenze, dal suo punto di vista il bilancio è comunque positivo?

«Sì, come dicevo all’inizio la città, ma anche tutta la provincia, sono ben controllate e godono di un’ottima qualità della vita. E aggiungo che sta producendo ottimi risultati l’istituzione dell’anagrafe delle telecamere che si trovano in vie, piazze e angoli del territorio. Si tratta sia di impianti comunali, che privati: averne un quadro preciso e dettagliato ci sta aiutando tantissimo».

Su La Nazione di ieri, tanto per restare alla stretta attualità, abbiamo pubblicato un’inchiesta sull’emergenza spaccio in via Pietrasantina. Cosa si sente di rispondere ai residenti che confessano di non poterne più?

«Sono consapevole che il problema dello spaccio sia uno dei più avvertiti. E su questo fronte il nostro impegno è massimo: voglio solo ricordare il sequestro di tre tonnellate di hashish a inizio estate. Significa avere tolto dal mercato locale una grandissima quantità di stupefacenti. Dopo di che, c’è da rilevare che ormai gli arresti per spaccio sono sempre più difficili».

E’ sempre una questione di norme troppo blande?

«Sì, perché da quando è stato reintrodotto il concetto di ‘lieve entità’ gli spacciatori sono diventati più cauti . E ora viaggiano con addosso una, al massimo due dosi. Così trattenerli in carcere diventa quasi impossibile».

Da questo punto di vista quali sono le aree che considerate più critiche? «Migliarino, le Vettovaglie, la stazione, la stessa via Pietrasantina. Insomma, le zone che nella percezione comune sono considerate maggiormente critiche sul versante sicurezza e ordine pubblico. Lì l’attività è nelle mani di nord africani e albanesi, ma ripeto, la nostra azione è incisiva e proverà ad esserlo ancora di più».

Immancabile il capitolo movida, tormentone di ogni estate. La preoccupa questo fenomeno fuori controllo?

«Penso sia sbagliato dire che è fuori controllo. E no, non mi preoccupa. Soprattutto perché quest’estate le cose sono andate molto meglio rispetto al passato. Abbiamo registrato meno proteste: merito soprattutto di una presa di coscienza collettiva, sia da parte dei gestori dei locali, sia probabilmente degli stessi clienti , oltre che dell’impegno delle forze di polizia».

Intanto si torna a parlare di obiettivi sensibili: è sempre il solito problema di quando, a livello internazionale, si alza la tensione. E Pisa, in questo senso, è in una situazione particolarmente delicata...

«E’ vero: le misure anti-terrorismo rappresentano uno dei compiti che ci impegneranno di più nei prossimi mesi. Abbiamo l’aeroporto, abbiamo l’area monumentale di piazza dei Miracoli, abbiamo Camp Darby: significa che la nostra attenzione dovrà essere massima e già lo è diventata. Senza dimenticare che si apriranno anche altri fronti caldi».

A cosa si riferisce?

«In particolare a tutte le questioni sociali ancora aperte: con l’arrivo dell’autunno torneranno le tensioni abitative e le manifestazioni di protesta mentre la crisi occupazionale farà sentire i suoi effetti sulla microcriminalità e sull’abusivismo commerciale. Inoltre, in provincia avremo ben tre squadre di calcio in Lega Pro: significa un consistente spiegamento di foze in occasione della partite casalinghe».

Servirebbe un organico più robusto?

Perché anche questa è una di quelle questioni che non sembrano trovare mai una soluzione... «Ma no, il nostro organico è adeguato, anche perché nel corso dell’estate abbiamo goduto di alcuni reintegri importanti. Cinquecento poliziotti sparsi su tutta la provincia, più gli uomini dei Carabinieri e della Guardia di Finanza: sono le forze giuste per offrire un servizio all’altezza».