Assolto dopo la sparatoria al Palabingo: «Sollevato, ma triste per la vittima»

Paolini uccise il rapinatore ex collega: «Tra metronotte si è come fratelli»

LEGALE  L’avvocato Erminia Imperio

LEGALE L’avvocato Erminia Imperio

Pisa, 3 marzo 2018 - «STANCO, ma sollevato anche se triste». Simone Paolini, 38 anni, risponde con gentilezza dopo la lettura della sentenza che lo scagiona: «Sono riservato», ci dice. Ieri è stato messo un primo punto fermo alla storia tragica che lo riguarda. Come scriviamo anche nelle pagine nazionali, è stato assolto dal gup Giuseppe Laghezza dall’accusa di omicidio preterintenzionale nei confronti del suo ex collega, Davide Giuliani, 46 anni, di Montecalvoli, morto per mano sua mentre stava tentando la rapina al Palabingo ad agosto 2015, perché «il fatto non costituisce reato».

Era stato lo stesso pm Lydia Pagnini a chiedere l’assoluzione, lui quella notte ha difeso se stesso più che l’incasso, il ragionamento. Una richiesta condivisa dalla difesa, sostenuta dall’avvocato Erminia Imperio. Mentre la parte civile (la moglie), affidata all’avvocato Isabella Saba che ha già annunciato, dopo la lettura delle motivazioni fra 90 giorni, il ricorso in appello, aveva chiesto la condanna almeno per eccesso colposo di legittima difesa. Fondamentale in questi anni per Paolini è stata «la famiglia» che lo «ha supportato. Gli istituti di vigilanza, lavoravamo per lo stesso – Il Corpo Guardie di Città, ndr –, sono una specie di famiglia. Eravamo vicini», racconta. «Tra chi sta in giro tutte le notti si crea un legame speciale, una specie di fratellanza».

E’ per questo che, quando ha tolto il casco e ha scoperto che dietro c’era proprio il volto di Davide, la verità è stata durissima. «Si è sommato a un’esperienza già brutta». «Una soddisfazione che lascia l’amaro in bocca perché non si può dimenticare che c’è stata la morte di una persona», commenta il suo legale, Imperio. «C’è sempre stato rispetto nei confronti della famiglia della vittima che il mio assistito ha incontrato, in forma privata, tempo fa quando è stato possibile. Un’esperienza drammatica. Di queste vicende, come delle armi quando si discute di sicurezza, si parla spesso con superficialità. Paolini ha dovuto affrontare un percorso interiore non facile supportato da parenti e amici. Grazie alla sensibilità dell’azienda (il Corpo Guardie di Città) è rimasto al lavoro ma con mansioni diverse, come portiere di notte.

Un’inchiesta approfondita, questa, portata avanti prima dal compianto dottor Giaconi con cui c’è sempre stato un confronto leale continuato anche con il nuovo pm. Motivo per cui di fatto abbiamo scelto il giudizio abbreviato condizionato all’esame del consulente, Simone Montaldo, criminologo e psicologo forense, che ha valutato la condotta di Paolini mettendola a confronto con le linee guida degli operatori della sicurezza in determinate circostanze adottate anche dall’Fbi. Paolini ha agito in modo proporzionato al pericolo corso». Il 38enne è stato prosciolto a ottobre anche dall’altra accusa: detenzione abusiva di armi da fuoco.

Durante il procedimento, l’avvocato aveva dimostrato che all’epoca era una prassi che il rinnovo dei decreti di nomina e delle licenze del porto di armi non fosse immediato e antecedente la scadenza: c’era un ampio lasso di tempo fra la data del decreto di nomina e il rinnovo per scadenza biennale.