«Le botte e il sangue, Niccolò è morto fra le nostre braccia» / FOTO / VIDEO

La tragedia di Lloret de Mar: il racconto degli amici del giovane scandiccese massacrato di botte in una discoteca spagnola

Niccolò Ciatti, ucciso a 22 anni (NewPress)

Niccolò Ciatti, ucciso a 22 anni (NewPress)

Firenze, 14 agosto 2017 - Il colpo fatale, quello che ha spezzato per sempre la vita di Niccolò Ciatti, il 22enne scandiccese massacrato di botte sabato notte al St.Trop’s di Lloret de Mar in Spagna, potrebbe essere stato un calcio. Fortissimo e assestato mentre il giovane era già privo di sensi, dopo aver ricevuto una raffica di colpi, sul pavimento della pista. Talmente potente da causare a lui, ben piazzato e boxeur, secondo la prima ricostruzione dei sanitari dell’ospedale Trueta di Girona, un’emorragia cerebrale irreparabile. Il racconto horror arriva dalla voce di alcuni dei quattro giovani che erano con lui la notte dell’aggressione. Quella che ha trasformato una vacanza con gli amici di una vita in un incubo senza ritorno.

«NICCOLÒ ci è morto praticamente fra le mani – raccontano ancora sotto choc – lo abbiamo trascinato fuori dalla discoteca ma era già incosciente. Quel calcio lo ha distrutto. Abbiamo ancora il suo sangue sui vestiti. È stato un incubo». Per capire come si è arrivati a una fine così nera, si deve riavvolgere il nastro alle 2 di sabato notte. L’ultimo giorno di quel viaggio di una settimana in Costa Brava, a Lloret de Mar, iniziato il 5 agosto da Niccolò e altri sei amici che sarebbero dovuti rientrare a Firenze ieri pomeriggio. Tutti ragazzi, partiti alla ricerca di uno strappo di divertimento e relax a Lloret, a 70 chilometri da Barcellona e capitale spagnola delle discoteche e della vita notturna in riva al mare. Il gran finale della vacanza sarebbe dovuto essere proprio la serata di sabato al St.Trop’s Club, diventato la tomba di Niccolò. Un sogno per il giovane, «Pr» insieme ad alcuni del gruppo in una discoteca fiorentina. Sabato due dei sette amici restano in albergo a dormire mentre il 22enne e altri quattro giovani, dopo le 2 entrano nel locale.

«È qui che Niccolò - raccontano - è stato preso di mira da uno dei tre con cui poi ci siamo scontrati». Forse uno sguardo sbagliato o una spinta involontaria nella calca. Oppure l’intervento in aiuto di un amico spintonato. Ancora i suoi compagni non se lo sanno spiegare. La certezza è che il giovane di fronte a sé trova uno uomo «di carnagione olivastra - raccontano ancora - e accento francofono» che lo spintona. Niccolò reagisce e li scatta la raffica di colpi al volto.

TUTTO succede in 30 secondi e gli amici del giovane hanno a malapena il tempo di ingoiare la botta d’adrenalina e reagire. Sul ragazzo si butta un altro aggressore mentre il terzo del gruppo di persone fermate dalla polizia spagnola con l’accusa di omicidio, resta in disparte. «Erano molto robusti - spiegano - e si vedeva che sapevano come assestare i colpi, probabilmente erano lottatori di arti marziali». La raffica di cazzotti al volto stende il 22enne diventato una maschera di sangue. Poi il calcio killer assestato da uno degli aggressori. «Glielo ha tirato - spiegano - mentre era incosciente e non poteva difendersi. È stato tremendo». Gli amici sono rientrati oggi a Firenze dopo essere stati trattenuti e interrogati per tutta la notte di sabato e domenica dalle autorità spagnole. E dopo aver riconosciuto il corpo di Niccolò e i volti degli aggressori. «Dopo le tre è entrato in ospedale - si commuovono - dove è stato intubato ma l’emorragia era troppo forte». Troppo anche per lui, morto solo perché aveva voglia di vivere.

 

 

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