Lacrime e preghiere per Niccolò, tutta Scandicci alla veglia di Casellina / FOTO

Con il sindaco Fallani e i rappresentanti delle istituzioni cittadine, tanta gente ha voluto rispondere all’iniziativa organizzata dal parroco don Giovanni Paccosi

La veglia a Casellina (foto Germogli)

La veglia a Casellina (foto Germogli)

Firenze, 16 agosto 2017 - Tutti insieme per ricordare Niccolò Ciatti. Nella parrocchia di Casellina, il quartiere dove abitava il 22enne ucciso a Lloret de Mar, con un calcio mortale alla testa sferrato da Rassoul Bissoultanov, si è ritrovata tutta Scandicci. Oltre al sindaco Fallani, i rappresentanti delle istituzioni cittadine, polizia municipale, carabinieri, volontari della Misericordia e dell'Humanitas, gruppi scout e tanta tanta gente comune. Tra la folla anche Sergio Staino. In centinaia hanno voluto rispondere all’iniziativa organizzata dal parroco don Giovanni Paccosi. C’erano tutti gli amici di Niccolò e la famiglia.  Un dolore composto quello di Scandicci per il suo figlio che si affacciava appena alla vita ed è stato ucciso in questa maniera assurda. Preghiere e lacrime per Niccolò. Tutta la città si è mossa.

"Sono contentissimo per la vicinanza di tutti i miei concittadini stasera e spero che questo serva perché voglio che venga fatta veramente giustizia per mio figlio. Spero che queste belve paghino ma già due di loro non si sa dove sono". Qieste le parole di Luigi Ciatti, babbo di Niccolò, uscendo dalla chiesa. "Spero che vadano in carcere e paghino perché non si può rovinare la vita di un ragazzo di 22 anni per niente", ha aggiunto, "la rabbia è tanta e pensare di avere un figlio di 22 anni sepolto e che questi che hanno 25 anni tra 10, 15 o 20 anni saranno fuori, vuol dire che non gli sarà stato fatto un gran male. Questo non lo troverei giusto. Dovrebbero essere al posto di mio figlio. Si dice sempre che certe cose non devono accadere più - ha detto ancora Luigi Ciatti - ma io so che c'erano 9 guardie della sicurezza per 2.000 ragazzi e che non sono intervenute. Sono intervenute solo quando mio figlio era già in terra, ma al momento del bisogno non c'era nessuno".

Luigi Ciatti, ricostruendo la serata nella discoteca di Lorett de Mar, ha spiegato che "era la festa degli italiani quella sera, e gli amici di mio figlio mi hanno detto che loro non uscivano mai la sera tardi a ballare in quei locali perché avevano paura. Però quella sera è iniziato a piovere e allora si sono infilati dentro questa discoteca e questo è stato il risultato. Seguirò il processo e farò tutto quello che posso fare, tutto quello che posso fare per mio figlio Niccolò lo faccio", ha concluso "non è giusto quello che è accaduto. Tutto quello che posso fare contro questi delinquenti, e contro la discoteca se veramente è responsabile come mi hanno detto, lo farò".

Durante la veglia di preghiera il parroco della parrocchia di Gesù Buon Pastore a Scandicci, don Giovanni Paccosi, ha fatto sapere che in questi giorni sono arrivate alla parrocchia telefonate da tutta Italia da parte di persone addolorate per quanto accaduto, che si immedesimano nel dolore dei genitori e vogliono far arrivare un segnale di solidarietà

In tanti sono arrivati a piedi alla parrocchia di Casellina, che si è riempita in breve, tanto che alle 21 non era quasi più possibile entrare. Una preghiera e un modo per essere vicini alla famiglia, aspettando il ritorno delle spoglie mortali di Niccolò, aspettando il giorno dei funerali per dargli l’ultimo saluto."Una morte ingiusta", ha 'gridato' don Giovanni. 

Intanto anche il Comune di Scandicci è mobilitato. Per le pratiche necessarie al rimpatrio delle spoglie del ragazzo, ma anche per un ricordo meno formale e più sentito. «Sono stato – ha detto il sindaco Fallani – col comandante della polizia municipale, Giuseppe Mastursi e il parroco di Casellina don Giovanni Paccosi, a trovare i genitori e la sorella di Niccolò. Alla famiglia farebbe piacere un pensiero e un ricordo pubblico di Niccolò che potete fare sulla pagina facebook del Comune di Scandicci, inviando una mail, un tweet che poi provvederemo a raccogliere e recapitare. Sarà il nostro modo di costituirsi “parte civile” e chiedere giustizia per Niccolò, in modo sobrio, sentito, profondo come nello stile della famiglia e della nostra comunità». 

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