Deturpata la targa dedicata a Gino Bartali

I vandali hanno colpito nel "Giardino dei Giusti" che ricorda chi si è opposto alla Shoah, agli altri crimini contro l'umanità, e ai totalitarismi

La targa commemorativa di Gino Bartali deturpata dai vandali (foto da "Moked")

La targa commemorativa di Gino Bartali deturpata dai vandali (foto da "Moked")

Firenze, 16 aprile 2017 - Ci sono occassioni in cui la famosa frase di Gino Bartali ("l'è tutto sbagliato, l'è tutto da rifare") appare purtroppo azzeccata e sempre attuale. E' il caso dell'atto vandalico compiuto da ignoti nel "Giardino dei Giusti" di Firenze (in via Trento) con la deturpazione della targa che ricorda proprio il grande "Ginettaccio", il campione di ciclismo che aderì negli anni ’43/’44 a una rete clandestina per salvare centinaia di perseguitati, soprattutto ebrei, dalla barbarie nazifascista. Con la sua bicicletta il grande ciclista fiorentino non si "limitava" a vincere grandi corse in linea e a tappe, ma trasportava i documenti falsi destinati a far scappare i perseguitati.

Proprio per questo nel 2013  Bartali venne riconosciuto "Giusto fra le Nazioni", e oltre a essere onorato a Gerusalemme è giustamente ricordato anche nella sua Firenze in quel "Giardino dei Giusti", in via Trento, voluto dal Comune per ricordare  chi si è opposto alla Shoah (e agli altri crimini contro l'umanità) e ai totalitarismi.

In questi giorni, però, alcuni sconsiderati hanno deturpato la targa commemorativa di Bartali: a darne notizia, con tanto di foto, è Adam Smulevich (giornalista dell'Unione comunità ebraiche italiane) su Moked, il portale ufficiale dell'ebraismo italiano. Smulevich ricorda che "dal 2006 un esemplare di Lagerstroemia Indica (mirto crespo) proveniente dal centro florovivaistico del Comune ha trovato dimora in quella sede per onorare la memoria di Ginettaccio, riconosciuto ufficialmente in quanto “Giusto” nel settembre del 2013. Un piccolo ma significativo omaggio della città al suo campione, oggi deturpato da chi non conosce il significato della parola vergogna".

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