Viareggio, 7 gennaio 2023 - Un legame fortissimo testimoniato dalla poche ma struggenti parole che Marcello Lippi ha affidato a Instagram: “Grande Luca, grande amico, rimarrai scolpito nel nostro cuore, non ti dimenticherò mai….Grazie mio capitano”. Frasi dettate dal cuore perché quella tra Marcello e Luca era una vecchia amicizia, cementata da un affetto vero e dalle grandi vittorie sul campo. A partire da quella Champions che Vialli alzò a Roma insieme al suo condottiero che avrebbe rivissuto quelle fantastiche emozioni nel 2006 a Berlino con l’Italia. Un sodalizio che era nato prima delle due formidabili stagioni dal 1994 al ‘96 in cui si ritrovarono alla Juventus portandola a vincere tutto. Lippi lo voleva capitano e trascinatore di quella squadra-carrarmato capace di schiacciare tutti.
“Luca – disse subito Lippi - è un leader carismatico, uno di quelli in grado di fare bene qualsiasi cosa perché capace di coinvolgere in modo naturale tutte le persone che lavorano con lui”. Per questo, quando nella tarda primavera 1994 Marcello arrivò alla Juve lo volle fortisssimamente, rivitalizzando una parabola che sembrava solo apparentemente discendente. Ma non fu facile perché proprio Luca in quei giorni voleva andarsene.
Tornare alle origini, indossando ancora la maglia blucerchiata. “Quando arrivai in bianconero – rivelò qualche anno dopo Lippi - Vialli mi disse che voleva parlarmi da solo. Fissammo alla sede della Toro Assicurazioni, dove c’era un lunghissimo tavolo. Io arrivai prima e dissi al cameriere di apparecchiare ai due capi estremi. Luca mi chiese sorpreso dove dovesse sedersi. Io gli indicai il polo opposto a quello dove ero io. Ci saranno stati cinque metri di distanza tra noi. Anche un viareggino burlone ha un cuore e allora presi la sedia e mi misi vicino a lui, che voleva chiedermi di lasciarlo tornare alla Samp.
Gli dissi solo se era scemo. Come poteva pensare che io, appena arrivato, facessi andare via il più forte centravanti in circolazione? Gli dissi: ‘Sai invece come puoi aiutarmi? Comincia a metterti calzini e la cravatta come gli altri e non fare il fenomeno. Io devo creare un gruppo coeso e voglio che tu sia decisivo per farlo’. Luca mi guardò e mi diede il cinque”. Il rapporto fu bello quanto sincero. “In campo ogni tanto – disse Lippi - lo strigliavo troppo. E allora lui mi guardava, non visto dagli altri, e mi diceva ‘vabbè ma non esagerare…”.
Marcello e Luca si erano conosciuti a Genova quando Lippi allenava la Primavera. Vialli era già con la prima squadra da fuoriclasse quale stava diventando. Non poteva pensare che una volta arrivato alla Juve si dovesse privare di quell’attaccante che aveva sempre sognato di allenare. E infatti Luca diventò il leader dei bianconeri. Come lo ha definito Moreno Torricelli “il tramite tra lo spogliatoio, il tecnico e la dirigenza”.
Curioso anche l’aneddoto legato alla notte della conquista della Champions bianconera a spese dell’Ajax. Lo raccontò lo stesso Vialli. “Nella scelta dei rigoristi Lippi ci guardò negli occhi e per primo si rivolse a me. “Luca te la senti ? Risposi: ‘Marcello se trovi cinque pazzi che vogliono andare sul dischetto li guardo volentieri. Altrimenti sono a disposizione”. Ne bastarono quattro perché Pessotto, Padovano, Ferrara e Jugovic confezionarono il trionfo. Non c’era più Roby Baggio ma Marcello aveva una pattuglia formidabile fatta di tecnica e forza fisica. Le caratteristiche di Luca Vialli.