Venti ore in piedi per l’omaggio a Sua Maestà

Giovane lidese è volato a Londra per la cerimon in onore di Elisabetta II. "Un’emozione irripetibile"

Migration

A "Sono un uomo" di Terenzio, ha sempre preferito "Sono Bond", in tutte le sue declinazioni. Non ha perso un episodio di The Crown ed è visceralmente innamorato di Downton Abbey. Il premio Oscar a The King’s speech, poi, l’ha fatto esultare. Filippo Gattai-Tacchi è un 29enne di Lido di Camaiore con uno spiccato amore per l’Inghilterra, l’impero e l’età vittoriana. Storico dedito alla ricerca, ha pure scritto una guida per orientarsi nella storia inglese, "L’impero britannico in cento date". E alla notizia della morte di Elisabetta II - pardon, Her Majesty - non ha resistito: è salito su un aereo ed è andato a porgere omaggio alla salma della sovrana, facendosi otto ore di coda pur di trovarsi davanti al feretro.

Cosa l’ha spinta a partire?

"Quando ho letto che a Westminster si erano bloccati i lavori parlamentari e che soprattutto tutti i familiari si stavano precipitando a Balmoral, l’adorata residenza scozzese della sovrana, ho capito che eravamo alla fine. È in quel momento che ho deciso di partire. A spingermi è stata una serie di fattori: un interesse potremmo dire professionale, nel senso che da storico e studioso di Gran Bretagna non volevo perdermi questo passaggio epocale; e poi ha indubbiamente avuto un ruolo l’anglofilia della mia famiglia, nel senso che sin da bambino in casa mia ho respirato questo rispetto e fascino per le tradizioni, gli usi, i costumi e i luoghi della Gran Bretagna".

Cosa l’ha colpita della trasferta?

"Il giorno della parata tra Buckingham e Westminster mi sono recato sul posto alle cinque di mattina, quasi dodici ore prima, proprio perché non volevo perdermi un secondo di quella giornata. Si percepiva che tutti noi lì presenti stessimo assistendo ad un passaggio della Storia, ad un evento irripetibile. Essere un piccolo granello in quella fiumana mi ha dato la sensazione di far parte di un evento storico come poche volte mi era successo nella mia vita, paragonabile a quando guardammo l’attentato delle Torri Gemelle. Il clima era sereno, i britannici sono abituati a questi eventi, tant’è che si erano organizzati con seggioline, cesti del picnic con cibi da condividere con gli altri, thermos pieni di the e whisky".

Il momento più forte?

"Sono stati tre. Il primo è quando la folla si è ammutolita, alle due in punto, quando il Big Ben ha iniziato a suonare coi rintocchi a morto. Si sentiva solo il vento e il nitrito dei cavalli lontani. Lì ho avuto dei brividi. Il secondo momento è quando è passato il feretro sull’affusto di cannone su Whitehall. È stata una grande emozione vedere arrivare in grande uniforme le guardie a cavallo, le guardie scozzesi, gli ufficiali della Marina e poi la bara, piccolina come quella di mia nonna, seguita dalla famiglia reale al completo, a neanche dieci metri di distanza da me. Terzo: il saluto al catafalco della sovrana a Westminster in piena notte, dopo altre dieci ore di fila, arrivando così a venti ore in piedi senza sedersi. Entrare nella sala medievale di Westminster, è stato un assoluto privilegio, sia da storico che da “suddito mancato” della Gran Bretagna".

Daniele Mannocchi