REDAZIONE VIAREGGIO

Venti anni fa il trasloco dei carri in Cittadella

Il 26 settembre 2001 per l’ultima volta si aprirono i vecchi hangar di via Marco Polo che dal 1960 avevano ospitato i maghi della cartapesta

Il corso mascherato di oggi, per una curiosa coincidenza della storia, cade proprio a venti anni esatti dallo storico trasloco in Cittadella dei carri dai vecchi capannoni di via Marco Polo che il 26 settembre 2001 si spalancarono per l’ultima volta. Realizzati a tempo di record dopo l’incendio del 1960 quei capannoni hanno accolto generazioni di artisti del Carnevale per quarant’anni e sono stati custodi di un’arte che si è trasformata nel solco della tradizione. Per ricordare quei momenti, sui canali social del Carnevale, sarà online un cortometraggio con il racconto del progettista della Cittadella Francesco Tomassi e le immagini di quella storica giornata.

E c’è stato un tempo, prima della Cittadella, degli hangar del Marco Polo e prima ancora dei baracconi in fondo a via Machiavelli, in cui i carri di cartapesta nascevano negli orti delle vecchie ‘viareggine’. O negli spazi ricavati tra uno scafo e l’altro nei cantieri navali della Darsena oppure in terreni brulli presi in affitto. Francesco Timpano nel 1924 ottenne il permesso di realizzare una costruzione tra lo chalet del ’Duilio 48’ e il suo negozio, in Passeggiata. Ma i residenti protestarono vivacemente perché quell’opera ostacolava il passo a mare. Bastava insomma un pezzo di terra, due travi e un telone per proteggersi dall’acqua (ma mai abbastanza dal vento di Libeccio) per fare un cantiere. Il Carnevale, allora, era impastato con la città. Era mescolato in mezzo a quelle "Cento case e una via" come Egisto Malfatti raccontava di quella vecchia Viareggio.

Il piccolo Arnaldo Galli, il più premiato tra i carristi, il Carnevale ce l’aveva proprio sotto casa. Così se ne innamorò. Viveva con la famiglia in via Puccini, e lì, all’angolo con via Leopardi, lavorava Michele Pescagliani, che per Galli fu maestro come il Ghirlandaio per Michelangelo. E così sulla strada verso scuola troppo spesso deviava e si infilava nella ’bottega’ di Pescagliani. Tra via Puccini e via Mazzini, dove poi sorgeranno in seguito le scuole Pascoli, c’era un piccolo nucleo di costruttori: nel 1933 lavoravano insieme Alfredo Pardini, Michele Pardini, Michelangelo Marcucci e il mascheratista Alfredo Musetti. E in quell’anno in fondo a via XX Settembre Antonio D’Arliano realizzò il carro vincitore ‘Carnevale Sport’, e insieme, in quel garage, c’era Renato Santini. Mentre Guido Lippi si trovava un po’ più giù, in fondo a via Rossini nei pressi della stazione. Guido Baroni e Bruno Conti condividevano uno spazio in via Parini (oggi via Leonardo da Vinci) all’angolo con via Maroncelli. Alfredo Morescalchi lavorò al ’Topolino pirata’ in un baraccone in via Rossini, all’angolo con via Pucci.

Le mascherate venivano realizzate di qua e di là dal molo, dalla segheria tra via Mameli e via Fratti, ai cantieri Carlinocci in Darsena. Passando il garage al 26 di via Veneto al magazzino Gemignani al 17 di via XX Settembre.

Viareggio era una città laboratorio e il Carnevale cresceva tra la sua gente. E così fu almeno fino al 1940. La Liberazione arrivò a settembre 1944: tolte le mine dalla spiaggia rifiorirono gli ombrelloni mentre tra le macerie delle case si tornò a costruire l’allegria.

Al mercato di Piazza Cavour quell’anno si assemblarono i mascheroni, e sulle note di ’Risorgi ancor più bella’ nel 1946 Re Carnevale con il suo corteo tornò a sfilare sui Viali. Sul finire del 1948, negli anni della ricostruzione, l’allora Comitato cominciò a valutare l’ipotesi di riunire tutti i cantieri disseminati in città in un unico spazio e venne individuato un terreno in via Machiavelli vicino alla stazione ferroviaria. Il 4 dicembre vennero contattati gli eredi Morandi, proprietari dell’appezzamento, e si trovò un accordo per la cessione. L’acquisto venne formalizzato dall’allora presidente Alberto Sargentini, che firmò la compravendita il 26 febbraio del 1949, scrivendo una pagina fondamentale della storia cittadina. Ma, solo undici anni dopo, quella storia andò in fumo il 29 giugno 1960 con un rogo che devastò i capannoni di via Machiavelli. "Il Carnevale è morto", dissero. E invece, come l’Araba Fenice, risorse dalle ceneri.

La città si mobilitò, e a dicembre, furono inaugurati gli hangar di via Marco Polo su un terreno di 5mila 922metri quadrati acquistato per circa 10 milioni di lire. Puntuale, nel 1961, il Carnevale tornò a sfilare ’Più bello e più grande che pria’, riprendendo il titolo del carro di Alfredo Pardini. Quarant’anni dopo un nuovo capitolo: smantellati quegli hangar, il 15 dicembre 2001, si inaugura fuori città la ’Cittadella’: ma carri e carrette fecero il trasloco il 26 settembre 2001. Per l’appunto venti anni fa proprio oggi.

Martina Del Chicca