REDAZIONE VIAREGGIO

Morì travolta da un ubriaco, l’investitore scrive alla mamma. "Ma non lo perdono"

Dopo cinque anni dall’incidente una lettera per chiedere perdono. Ma la mamma della vittima dice di no

Valentina Prisco

Viareggio, 26 settembre 2018 - Il dolore, negli anni, ha scavato nel suo cuore: «Non passa mai». Da cinque anni per Maria Luisa Secchi passato e presente si rincorrono, la tormentano. Oggi avrebbe dovuto riunire la famiglia intorno alla tavola apparecchiata con una bella tovaglia bianca di lino, preparare una torta di crema e fragole e poggiare sopra, una ad una, le candeline: trentatré. Avrebbe compiuto trentatré anni sua figlia, Valentina Prisco. Se non fosse stata travolta da un’auto mentre attraversava il viale a mare la notte del 20 maggio 2013. Se non fosse stata uccisa. «Ma io la amo ancora, la amo ogni giorno di più».

Di un amore che però è rimasto sospeso, come il tempo e la vita da quella notte di maggio. Da allora mamma Maria Luisa ha combattuto in nome di sua figlia una battaglia per la giustizia. Da allora vive sulla sua pelle il dolore delle altre mamma, con cui condivide il più atroce dei destini: «E’ un dolore straziante quello che provo quando sento di altre tragedie simili alla mia». «Non è stato un incidente quello in cui è rimasta coinvolta Valentina» ribadisce Maria Luisa.

Al volante dell’auto che ha falciato la ragazza c’era un giovane, poco più grande di lei, risultato positivo all’alcoltest. Che solo dopo cinque anni, e una condanna ridotta da 2 anni e 8 mesi e 1 anno e 8 mesi, ha avuto il coraggio di affrontare Maria Luisa, e la sua sofferenza. «Ci siamo incontrati in aula, durante il processo di primo grado e poi in appello – racconta Maria Luisa –. Ma lui si è sempre voltato dall’altra parte, per sfuggire al mio sguardo. Mai un segno di pentimento. Mai».

Solo quest’anno l’ha cercata: «Mi ha scritto una lettera e poi mi ha telefonato chiedendomi di perdonarlo. Forse si è messo una mano sulla coscienza, se una coscienza ce l’ha». Di fronte a quella richiesta Maria Luisa ha detto no: «Non riesco a perdonarlo. Mi chiedo se sarebbe stato diverso se me lo avesse chiesto cinque anni fa... Ma oggi no, non posso farlo».

Il dolore ha scavato nel cuore di Maria Luisa, che ha sostituito la rabbia con il suo impegno affinché maturi una coscienza comune sui rischi della strada e il valore della vita.

Mdc