
Un’intera famiglia per quaranta giorni in casa "ostaggio" del covid. Con derrate alimentari da centellinare e la forza di sorreggersi moralmente l’un con l’altro. E’ l’incubo da cui è uscita la famiglia Iacopi, residente in via Cugnia, oggi guarita dal virus "grazie all’aiuto dei medici del team Usca". Tutto inizia il 4 giugno quando la figlia Michela inizia a non sentirsi bene e dal tampone risulta positiva; così anche il fratello Emiliano si sottopone al test e pure per lui – che vive a Strettoia con moglie e figli – arriva lo stesso verdetto. Così i genitori Ruggero e Loredana Iacopi si sono messi in quarantena. "Mio marito, allettato per un ictus – racconta Loredana – a fine maggio era caduto e lamentava stanchezza e dolori muscolari. Aveva già fatto la prima dose di vaccino e pensavamo si trattasse dei postumi di quell’incidente, ma poi anche noi abbiamo fatto il tampone ed eravamo positivi. Così come mio genero Gabrio Del Cima e mia nuora Sabrina Bacci. Solo i miei nipoti sono rimasti sempre negativi. Da quel momento è cominciato un incubo: fortunatamente avevo tanto cibo nel freezer ma ho dovuto centellinare perchè non avevamo nessuno a cui chiedere aiuto. Solo una cugina ogni due settimane ci lasciava il pane. La nostra famiglia è rimasta blindata a Querceta e Strettoia e ci facevamo forza a vicenda. Sono stata malissimo, un giorno ho addirittura avuto la sensazione di morire ma tutti abbiamo preferito non andare in ospedale. Prezioso è stato il sostegno del team dell’Usca alla Croce Bianca che ha anche ascoltato i nostri sfoghi di rabbia: i dottori Federico Spezia, Nicolò Di Gaddo, Allegra Cavaliere e gli infermieri Paola Vita e Nicola Maggini; oltre al dottor Edoardo Bigotti dello staff Asl 12 e all’infettivologa Alessandra Morea. A causa del covid – conclude Loredana Iacopi – abbiamo dovuto anche rimandare la Comunione di mia nipote il 6 giugno. Ma la faremo il 18 con una grande festa che segnerà la ripartenza di tutta la famiglia".
Fra.Na.