
Alla struttura si rivolgono persone che fanno uso di sostanze stupefacenti. A chiedere aiuto anche i ludopatici e chi eccede troppo con l’alcol .
Il progetto "Comunità Aperta" ha alle spalle una storia antica e una storia che negli anni si è modificata. Una storia che nasce dall’emergenza eroina che risale agli anni Settanta quando purtroppo quel tipo di sostanza ha provocato vittime nei giovani. Il Progetto nasce in quel periodo come risposta all’emergenza sociale legata proprio all’eroina. Dobbiamo andare indietro all’anno 1977 quando l’Italia purtroppo era flagellata da quel fenomeno, uno scenario complicato per il quale era necessario e urgente trovare delle soluzioni.
E’ proprio in quegli anni che Roberto Nardini, scomparso di recente, un mestiere da ragioniere insieme ad alcuni medici del territorio, inizia ad occuparsi del fenomeno tossicodipendenza e dà vita ad un’associazione: erano gli anni in cui la Versilia ha pagato un caro prezzo in termini di vite spezzate dall’abuso di droga. Con il trascorrere del tempo il Progetto Comunità Aperta si è modificato. Oggi il centro diurno, nel cuore della Piccola Atene, si occupa di marginalità e offre, grazie all’impegno delle persone che si impegnano, un servizio di qualità. Al centro di via Stagio Stagi a Pietrasanta si rivolgono persone che fanno abuso di sostanze stupefacenti, cocaina, eroina e altre sostanze. E sotto questo aspetto dal centro fanno notare che c’è purtroppo un ritorno all’abuso di eroina. Inoltre si rivolgono al Progetto Comunità Aperta, presidente Luca Bongi, anche persone che fanno abuso di alcool e persone che sono cadute nella trappola del gioco d’azzardo come è stato spiegato nel servizio della pagina accanto. Nel corso del 2024 il progetto Comunità Aperta si è preso cura di circa 25 persone che provengono dalla Versilia Nord. Persone che devono essere maggiorenni.
"Il nostro progetto non è in competizione con i Serd del territorio e attualmente è sostenuto dal comune di Pietrasanta e dal comune di Seravezza", spiega Nando Melillo, responsabile del centro diurno dove operano anche volontari e dove Francesca Alberti, psicologa esperta in dipendenze, si occupa del percorso delle persone che si rivolgono al centro pietrasantino.
"Spesso chi viene nel nostro centro lo fa per non avere "il bollino sociale" di persona che sta affrontando un momento difficile della propria vita. Le persone che si rivolgono a noi hanno timore di essere stigmatizzati dalla società. Spesso in situazioni di abuso è la paura del giudizio degli altri che non fa chiedere aiuto", sottolinea Nando Mellillo che il volto storico del progetto che in questi anni ha messo impegno, compentenza, passione e coraggio per essere un punto di riferimento per tanti giovani in difficoltà per l’abuso di sostanze stupefacenti e soltanto per questa tipologia di abuso.
Un servizio costante negli anni sul territorio che nel tempo ha superato anche momenti di difficoltà, ma è andato avanti assicurando al territorio della Versilia Nord un punto di riferimento con persone competenti che credono in quello che fanno e che si aggiornano per adottare le migliori soluzioni per dare una mano a chi si rivolge al centro diurno.
Maria Nudi