Tutti più buoni per la festa del "mammo"

Beppe

Nelli

Una volta oggi si festeggiava il babbo,e a maggio la mamma. Purtroppo ci sono sempre stati bambini che, per varie ragioni, non avevano il babbo, o la mamma, o nessuno dei due. A scuola, senza negare nulla agli altri, usava far scrivere una letterina anche per chi non c’era più. Poi è arrivato dall’America il political correct e addio: anche alla recita di Natale perché offende i musulmani (o i cinesi). Non perché la scuola dovrebbe essere laica. E comunque, finché nelle scuole i non cristiani erano solo bimbi ebrei, nessuno ha posto il problema. Così, per non discriminare uno, o cinque, oggi si discriminano tutti. La storia della festa cancellata-rinviata-trasformata alla scuola Florinda ha fatto il giro d’Italia. Hanno detto che i giornalisti l’hanno strumentalizzata. Strumentalizzata anche la mamma che all’assemblea dei genitori ha urlato "allora facciamo la festa del maschio alfa"? A tempo scaduto c’è stato un volantinaggio di destra che ha scatenato reazioni a sinistra fino all’interrograzione parlamentare antifascista. A noi il volantinaggio era stato annunciato al telefono così: "Alla scuola Florida in via Coppini". Magari i fascisti avessero sbagliato strada alla marcia su Roma. È la politica. E sempre politica è la questione dell’inclusione di chi non si riconosce nei generi. Della parità di maschi e femmine dall’alfa all’omega. Anni fa senza fortuna è stato creato il termine "uoma". L’italiano, lingua indoeuropea, ha generi e flessioni: ora si vuole introdurre la finale "schwa", una e rovesciata, per unificare le desinenze maschili e femminili. Si pronuncia più o meno e chiusissima, all’inglese. Nell’attesa che si affermi, c’è chi scrive bambin*, che è la sintesi della "Città dei bambini e delle bambine". Allora facciamo la festa del "mammo", così siamo già a posto per maggio. Ma * problem* ver* dell* famigli* restano irrisolt*. Anch* nell* rident* Viareggi*. Perché le famiglie sono fatte di persone, che alla politica parolaia interessano meno degli slogan sessisti.