
Svegliarsi presto al mattino, accendere forno e fornelli e accatastare padelle, coltelli e zuppiere per riunire la famiglia attorno a un tavolo. Oppure alzarsi con calma, vestirsi a festa e godersi la piena libertà seduti comodamente al ristorante. Due modi diversi, entrambi con i loro pregi, di vivere il giorno di Natale. Se non che, quest’anno, appare sempre più probabile che le normative anti-Covìd costringeranno tutti a organizzare il pranzo natalizio a casa (il responso definitivo era atteso per ieri sera, ma potrebbe slittare ad oggi). E allora cosa deve fare chi proprio non ha intenzione di mettersi a lavoro in un giorno di festa? La risposta arriva direttamente dai ristoratori, che si stanno organizzando per consegnare a casa anche il classico pranzo di Natale "chiavi in mano". Ci sono formule per tutti i gusti e per tutti i portafogli, e anche coloro che fino all’ultimo hanno sperato di poter lavorare in presenza, non hanno mai del tutto chiuso la porta all’eventualità dell’asporto o del delivery.
A Viareggio, si può ricevere il pranzo di Natale già pronto anche con meno di 30 euro a testa. Il ‘Porca Miseria’ in Darsena, ad esempio, con 28 euro consegna un pranzo di pesce a menu fisso composto da quattro antipasti, un primo, due secondi e il dolce. Da ‘Tentacolo Ristò’, invece, si può comporre il menu che più si desidera con piatti di dimensione media o grande. L’unica discriminante è che l’ordine deve essere minimo da 20 euro. E per quelli superiori ai 50, ci scappa pure una bottiglia di prosecco in omaggio. L’osteria ’Piazza Grande’ ha sperato fino all’ultimo di poter riaprire e nel frattempo si è organizzata con tre menu differenti: di mare, di terra e vegetariano, con prezzo variabile tra i 35 e i 50 euro per 45 antipasti, due primi, 12 secondi e il dolce. "Gli ordini andranno fatti entro il 23 dicembre – spiega il titolare Giacomo Beconcini – e il prodotto sarà consegnato entro le 13 del giorno di Natale. Abbiamo già qualche prenotazione, ma finché dall’alto non ci dicono come ci dobbiamo organizzare, è molto difficile gestire questa situazione".
A Pietrasanta, il ristorante Filippo contava di poter riaprire. Ma a questo punto, se ne riparlerà ad anno nuovo. "Per il momento ci siamo convertiti in gastronomia che fa delivery e asporto – racconta il titolare Filippo Di Bartola –; per il pranzo di Natale ci sono varie soluzioni: due menu fissi, uno di terra e uno di carne, e una serie di piatti alla carta che sono un po’ i miei classici. Si prenota sulla nostra App, su whatsapp e per telefono. E ci sono piatti che prepariamo noi, e che vengono finiti di cuocere a casa... anche se, per esperienza, i clienti preferiscono il delivery bello e pronto. Le prenotazioni? Credo che la prossima settimana sarà il caos. Intanto, si cerca di tirar fuori qualche idea per andare avanti e dare un sostegno morale alla mia brigata". C’è chi punta a riaprire... e chi ha aperto, con tutte le difficoltà del momento. Riccardo Santini ha un’idea precisa di ristorazione al suo ’Baccalà vino e merendino’: "Per la vigilia di Natale facciamo menu di pesce e per Natale menu di carne – spiega – e qualcuno ha già iniziato a prenotare. Nel mio locale ho 24 posti a sedere per riportare in auge la vecchia merenda, ho assunto un paio di ragazzi e cerco di valorizzare i prodotti d’eccellenza del territorio, anche per dare un po’ di respiro all’economia locale. Purtroppo, al momento siamo bloccati con la zona arancio". Resta lo ’sfogo’ dell’asporto. Al momento, è pronto il menu della vigilia: 30 euro per tre antipasti, un primo e un secondo, con il baccalà grande protagonista.
C’è poi chi tiene aperta fino all’ultimo la porta del proprio ristorante. Come Daniele Poleschi, titolare di Miro in Darsena. "Ci organizziamo in questi giorni e nel caso pubblicizzeremo il menu da asporto su internet. Vedremo di fare qualcosa di particolare e di più elaborato per Natale". Alla Casina, il titolare Alessandro Bertolucci aveva già studiato una soluzione per accomodare insieme "il bisogno di tenere distanziate le persone e la necessità di venire incontro ai portafogli degli italiani, che sono sempre più vuoti: 98 posti a sedere e menu fisso a 35 euro". In alternativa, è pronto a virare sull’asporto, anche se "è un serbatoio che si sta sgonfiando – sottolinea –, già da qualche settimana, la gente ha iniziato a organizzarsi, fa le cose in casa, anche per ingannare il tempo". La fiammella della speranza ha animato anche l’attività della braceria Amaro. "In teoria, avrei il locale pieno per Natale – racconta il titolare Alberto Belluomini – e abbiamo già tutti i numeri di telefono dei clienti pronti, nel caso dovessimo restare chiusi. E’ difficile lavorare in questo modo: tra approvvigionarsi e richiamare i dipendenti, serve un minimo di organizzazione".
Daniele Mannocchi