
Il professor Pier Francesco Ferrucci è oggi un ricercatore e un oncoimmunologo di fama
Quello scherzo è rimasto nella storia. Quando tre giovanissimi Pier Francesco Ferrucci, Pietro Luridiana e Michele Ghelarducci, tutti livornesi doc, realizzarono una delle tre teste ripescate nel luglio-agosto 1984 nel fosso Reale di Livorno e che perfino grandi critici d’arte attribuirono a Modigliani. Oggi uno di loro, il professor Pier Francesco Ferrucci, è ricercatore e direttore del Dipartimento di Oncologia Irccs Multimedica e Direttore della struttura complessa di oncologia dell’ospedale Multimedica San Giuseppe di Milano. Ferrucci sarà ospite domani alle 18 in uno degli incontri di Villa Bertelli e lo intervisteranno i giornalisti Enrico Salvadori e Giuseppe Mascambruno.
Chi ebbe l’idea? "Luridiana, che reclutò Michele Genovesi e me. Poi io coinvolsi Michele Ghelarducci. Al momento della realizzazione della nostra testa c’era anche la mia fidanzata, adesso mia moglie, Elisabetta Ciuti. Questo episodio ha segnato positivamente la nostra vita, ha saldato la nostra amicizia e ci ha insegnato a muoverci in ambiti complicati dal sospetto, dal dubbio, dal falso e anche dalla ferocia dei mass media"
Come realizzaste quell’opera? "Con semplici attrezzi da muratore, solo alla fine rifinimmo con il Black & Decker che da quell’episodio ebbe una grande pubblicità".
Lei ha poi messo quell’episodio a servizio della sua attività professionale. "Mi sono reso conto che potevo utilizzare questo importante episodio in senso “virtuoso”. L’ho scritto sul curriculum perché volevo che si sapesse chi ero senza sovrastrutture, al di là delle competenze professionali. Ne parlo con i pazienti, perché questo episodio aiuta a superare barriere. Sono direttore scientifico della Fondazione onlus Grazia Fogacci: negli eventi che organizziamo racconto quel fatto e raccogliamo fondi a favore della ricerca sul cancro e il supporto ai pazienti oncologici".